"Sono volontari, ma sono angeli: tutti devono sapere quanto ci hanno aiutato", racconta a Tgcom24 la moglie del 31enne emigrato in Germania che è riuscito a trascorrere le sue due ultime settimane di vita a casa
di Gabriella PersianiE' arrivata a 31 anni quella sentenza senza scampo: "Non ci sono speranze". Così, Vincenzo Corda, ricoverato da gennaio nell'ospedale tedesco di Heidelberg, ha saputo da una dottoressa che il ritorno del tumore creduto sconfitto gli sarebbe stato fatale. "Voglio tornare a Palermo", è stato allora l'ultimo desiderio espresso dal giovane fabbro emigrato in Germania nel 2012. E sua moglie e i suoi familiari si sono subito mobilitati per accontentarlo. "Non dimenticherò mai quel giorno di ricerche continue - racconta a Tgcom24 la consorte Rosanna Filippone. - Non trovavamo soluzioni, finché mia suocera si illumina: proviamo con la Croce Rossa Italia". Il trasporto sanitario, molto delicato per le condizioni critiche del paziente, è stato organizzato in due giorni dal Comitato di Susa (Torino). Così Vincenzo, nel marzo scorso, è potuto tornare a casa, per vederla per l'ultima volta. Ora i suoi parenti vogliono far conoscere la storia del suo ultimo viaggio, in compagnia dei volontari Cri. "Sono angeli", sottolinea Rosanna.
"Con lui sull'ambulanza c'era sua madre e dai loro racconti - continua Rosanna Filippone a Tgcom24 - ho compreso quanta umanità gli operatori tutti hanno dimostrato; a loro, e in particolare all'infermiere Fabio Iannetta, siamo molto grati: per questo abbiamo acconsentito al video sul suo ultimo viaggio. Tutti devono sapere che esiste una parte buona dell'Italia; gli operatori della Cri fanno questo lavoro, ma sono volontari. Sensibilizziamo su questo tema".
"Prima di partire - aggiunge Rosanna - Vincenzo non parlava più, non mangiava più, dovevo imboccarlo. Ma quel viaggio, con il quale ero in contatto telefonico, gli avevo ridato forza e speranze. Durante quei 2mila chilometri ha chiesto di fermarsi per un hamburger; una volta in Sicilia ha chiesto subito una brioche, ma soprattutto ha parlato con i suoi assistenti, con loro si è aperto, ha raccontato le sue speranze, i suoi desideri da papà di una bimba di tre anni, che sognava di tornare a Palermo e costruirsi una casa".
Per Vincenzo non c'è stato nulla da fare, due settimane dopo quel lungo viaggio è morto. Ma il suo ricordo è rimasto impresso nel cuore e nella mente dell'infermiere Fabio Iannetta, che si è preso carico della sua storia dal primo contatto con la famiglia per organizzare il trasporto sanitario. "Il video che a distanza di tempo è stato realizzato su questa vicenda - afferma Iannetta a Tgcom24 - è stato terapeutico per noi operatori e per i famigliari, dopo un finale così traumatico".
"Durante 24/30 ore di viaggio a 20-25 centimetri di distanza dal paziente si crea un legame di sofferenze e speranze che, seppur breve, è molto forte; noi del Comitato Cri di Susa compiamo 10-15 trasporti sanitari al mese, ma questa esperienza ci è rimasta più impressa per come si è poi spezzata", conclude Iannetta.