Il presidente del Parco dei Nebrodi: "Non mi sento solo nella lotta alla mafia. C'è l'intera Sicilia che si ribella"
"E' la mafia che deve avere paura, li colpiremo con legnate ancora più forti". Lo afferma il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, all'indomani dell'agguato subito nel Messinese. "Io non mi fermo - aggiunge - continuerò a fare soltanto il mio lavoro e il mio dovere". "Lo Stato c'è, le istituzioni si stanno muovendo tutte. La risposta sarà determinata e confermeremo che c'è una squadra che è più forte: picchieremo duro", assicura.
"Non mi sento solo" - "Da oggi parte la fase due - chiarisce Antoci -: andare avanti senza fermarsi, con una determinazione ancora maggiore". Il numero uno del Parco spiega poi di essere certo di avere una popolazione intera al suo fianco e dichiara a Rai3: "Quello che stiamo vivendo, con i terreni agricoli in mano alla mafia, non è solo un problema del Parco dei Nebrodi. C'è il fratello di Riina, ci sono coinvolte tutte le cosche della Sicilia. In ballo abbiamo milioni di euro, soldi che vorrebbero sottrarre ai nostri figli costretti, magari, ad emigrare, perché non ci sono posti di lavoro. Dovete raccontare allora questa Sicilia. La Sicilia che si ribella, che prende un protocollo dei Nebrodi e lo allarga a tutta l'Isola, perché il Presidente Rosario Crocetta l'ha estesa a tutta la Regione. Una Sicilia che vuole cambiare passo e lo fa con i fatti, non con le chiacchiere".
E ancora: "Io devo dire che non mi sento solo. In queste ore, in questi giorni, io l'ho sentito veramente lo Stato. L'ho sentito ieri, c'erano circa 60 sindaci in una adunanza a esprimermi solidarietà, l'ho sentito perché mi ha chiamato il ministro degli Interni, il Presidente del Consiglio. Non sono solo".