OPERAZIONE "ICARO"

Cosa Nostra, scoperto dalla polizia asse tra le cosche di Palermo e Agrigento: 13 arresti

Oltre a imporre il pizzo a molte aziende, avrebbero tentato di condizionare una serie di importanti opere, tra cui il rigassificatore di Porto Empedocle, e i trasporti con l'isola di Lampedusa

02 Dic 2015 - 11:41

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Le squadre mobili di Palermo e Agrigento hanno eseguito 13 misure cautelari nei confronti di presunti esponenti di Cosa Nostra. Gli arrestati, oltre a imporre il pizzo a molte aziende, avrebbero tentato di condizionare una serie di importanti opere, tra cui il rigassificatore di Porto Empedocle, e i trasporti con l'isola di Lampedusa. Il racket non avrebbe risparmiato neppure le attività di ristrutturazione di alloggi popolari.

Cosa Nostra, scoperto dalla polizia asse tra le cosche di Palermo e Agrigento: 13 arresti

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Nel dettaglio, il provvedimento riguarda sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, tre ai domiciliari e quattro obblighi di dimora. Le accuse ipotizzate, a vario titolo, sono associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, illegale detenzione di armi, detenzione di sostanze stupefacenti.

Tra gli arrestati figurano anche il presunto capo della famiglia mafiosa di Agrigento Antonio Iacono, 61 anni, e quella della cosca di Porto Empedocle Francesco Messina, di 56, che avrebbero tentato di condizionare la costruzione del rigassificatore.

Con l'operazione "Icaro" gli investigatori hanno accertato come non si sia mai interrotto lo storico sodalizio tra Cosa Nostra palermitana ed agrigentina. Le indagini hanno permesso di ricostruire la pianta organica delle cosche mafiose dell'Agrigentino.

Oltre alla supremazia dei due capifamiglia di Agrigento e Porto Empedocle, sono emersi i ruoli di spicco di numerosi soggetti come Giuseppe Piccillo, uomo di fiducia di Iacono, che si sarebbe reso responsabile di diverse azioni intimidatorie finalizzate ad estorcere il pizzo a imprese locali attive nel settore del calcestruzzo.

E ancora: Francesco Capizzi e Francesco Tarantino, indicati come esattori del racket per conto di Francesco Messina. I due avrebbero tentato di condizionare anche una ditta che cura i trasporti con l'isola di Lampedusa nonché alcune imprese edili impegnate nell'attività di ristrutturazione di alloggi popolari. Tra gli arrestati anche Gioacchino Cimino, 61 anni, ritenuto organico alla famiglia di Porto Empedocle.

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