Sono tre egiziani e un cittadino del Bangladesh. Diversi i reati contestati
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La polizia sta eseguendo quattro decreti di fermo nei confronti di tre cittadini egiziani e di uno del Bangladesh, ritenuti i presunti scafisti che hanno condotto l'imbarcazione con a bordo gli immigrati poi soccorsi dalla Diciotti e sbarcati in Sicilia. Ai quattro vengono contestati associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, violenza sessuale e procurato ingresso illecito.
Per i migranti è stato il loro primo giorno a terra, a Messina, dopo quasi due settimane di navigazione. Sono in 143 nell'hotspot di Messina, sbarcati da nave Diciotti della Guardia costiera. E adesso attendono con trepidazione di sapere dove andare. Alle spalle storie terribili di violenze subite durante i loro lunghi viaggi per raggiungere la Libia e poi nei centri di raccolta sul quel lembo infuocato della costa nord dell'Africa che sono come prigioni, a volte peggio: luoghi di sopraffazione e tortura. In molti mostrano lecicatrici evidenti di quegli abusi, come le 11 donne eritree chesarebbero state violentate prima di partire dalla Libia.
Adesso di nuovo l'attesa. Che non dovrebbe essere lunga nell'hotspot dell'ex caserma di Bisconte. E' la speranza condivisa dall'arcivescovo di Messina, monsignor Giovanni Accolla già al lavoro "con i rappresentanti delle istituzioni Italiane per decidere insieme in quali centri della Curia trasferirli". Un centinaio saranno accolti dalla Chiesa Italiana, altri 40 saranno distribuiti tra Albania e Irlanda. Mons. Accolla ricorda che i migranti "non sono pacchi, ma esseri umani". Quindi "non possiamo rinunciare alla solidarietà e all'accoglienza", ma allo stesso tempo, ammonisce l'arcivescovo, "certo l'Europa non può, e non deve scaricare, soltanto sull'Italia questa responsabilità".
Nell'hotspot di Messina sono in tutto 143 i migranti che sono arrivati dallo sbarco della Diciotti: 133 che erano sulla nave, dopo che due si sono dichiarati minorenni e altri due sono riusciti a fuggire a nuoto, e sette donne e tre uomini che erano stati ricoverati, in emergenza medica, nell'ospedale Garibaldi di Catania dove sono rimasti tre migranti: due con la tubercolosi e uno con la broncopolmonite. Sono bene assistiti nell'alimentazione e nella cura personale e sanitaria, con il coordinamento della Prefettura di Messina.
Intanto sulla Diciotti si cerca di tornare alla normalità. Scaletta ritirata, mazze in mano e uso massiccio di detergenti e disinfettanti. Sono già al lavoro di "rimessaggio" e pulizia i componenti l'equipaggio della nave. I lavori sul pattugliatore della Guardia costiera sono iniziati subito. Il molo di levante del porto di Catania è tornato ad essere zona aperta e accessibile.