"Marcello è perseguitato da accuse assurde come quella di connivenza mafiosa, lontana anni luce dalla sua mentalità", spiega il fratello gemello. Che dice come l'ex senatore fosse "in Libano per affari, per il commercio dei cedri"
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"Mio fratello non è un latitante, è un evaso. Perché negli ultimi 20 anni è stato come in carcere, dietro le sbarre di accuse assurde come quelle di connivenza mafiosa. Accuse lontane anni luce dalla sua mentalità, è perseguitato". A parlare, in un'intervista a La Stampa, è il fratello gemello di Marcello Dell'Utri, Alberto, il quale spiega che il fratello è in Libano "per affari".
"Non è scappato - spiega Dell'Utri parlando dell'allontanamento del fratello, che attende la sentenza definitiva in merito alla condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa - è andato in Libano per affari, per il commercio dei cedri. Poi ha avuto problemi di salute e quindi è stato costretto a rimanere fuori per curarsi".
Se sia ancora in Libano, Alberto Dell'Utri dice di non saperlo: "Era a Beirut fino a martedì 8 aprile, ultimo giorno in cui l'ho sentito". E spiega di non sapere nemmeno se tornerà prima martedì prossimo: "a me, martedì scorso, ha detto di sì, che sarebbe tornato. Ma tanto non cambia niente, perché qualsiasi sia l'esito della sentenza gli hanno comunque rovinato la vita".
In merito alle accuse, il fratello dell'ex senatore sostiene che contro il gemello "non ci sono prove. Ci sono solo racconti di pentiti che hanno sentito altri pentiti di contatti tra mio fratello e ambienti mafiosi. Al massimo Marcello è stato imprudente a portare Mangano ad Arcore: ma per questo potrebbe solo essere condannato per imprudenza".