"Correvano e urlavano chiedendo aiuto": sono le testimonianze della notte in cui un 30enne tunisino ha appiccato il fuoco alla sua abitazione, uccidendo madre e sorella e riducendo in gravi condizioni il padre e la sorella minore
"Correvano nella piazza e urlavano chiedendo aiuto, erano torce umane". E' agghiacciante il racconto dei vicini della famiglia Zaouali, tunisini da anni residenti a Vittoria (Ragusa), distrutta, nella notte di giovedì, dal figlio 30enne, Ouajdi, con problemi psichici. L'uomo ha dato fuoco all'abitazione, uccidendo la madre e la sorella maggiore, mentre padre e sorella minore sono gravi in ospedale. "Erano irriconoscibili", si legge ancora su La Sicilia, che riporta le testimonianze della tragedia, scoppiata al culmine di una lite familiare. L'incendio, appiccato dal 30enne utilizzando una torcia con uno straccio imbevuto di liquido infiammabile, si è sviluppato intorno alle 2.30 di giovedì nella modesta abitazione a pochi metri dall'ex chiesetta della Trinità che dà il nome al quartiere.
"Correvano nella piazza ed erano irriconoscibili – riferisce una donna a La Sicilia. – Erano delle torce umane che urlavano e chiedevano aiuto. Lui (il 30enne piromane, ndr) inseguiva le sorelle. Alcune persone sono scese in strada con le coperte per avvolgere i corpi e spegnere le fiamme. Dei giovani tunisini, intanto, con coraggio, sono entrati in casa tra le fiamme e hanno tirato fuori la madre, Mariem Sassi, 55 anni, ormai irriconoscibile e l'hanno adagiata a terra. I soccorsi sono arrivati quasi subito. Ma nessuno di loro era stato risparmiato dalle fiamme".
E poi il ricordo di quella famiglia tunisina ben integrata a Vittoria (Ragusa). "Erano persone speciali, serene, tranquille – sottolineano a La Sicilia gli altri vicini svegliati nel cuore della notte. – Tutti li stimavano, le figlie avevano studiato, con ottimi risultati. Una delle sorelle stava frequentando l'università, l'altra si preparava alla Maturità. Sapevamo però che c'erano problemi: il figlio aveva avuto degli anni difficili. Da piccolo era come gli altri, un bambino vivace e sorridente. Poi qualcosa era cambiato. Talvolta era agli arresti domiciliari. Spesso urlava e maltrattava la sua famiglia, era violento. Lo avevano denunciato più volte, non è servito a nulla, non è bastato".
Le vittime del rogo sono la madre Mariem, di 55 anni, morta dopo il ricovero a causa delle ustioni riportate sul 90% del corpo, e la figlia maggiore, Sessame Zaouali, 33 anni, studentessa universitaria e operaia, deceduta, in serata, al centro ustionati del Cannizzaro, di Catania dove era stata ricoverata con la sorella.
Restano gravissime le condizioni del padre di famiglia, Kamel Zaouai, 57 anni, operaio in un'azienda agricola, e della figlia minore Oumaima, di 19, maturanda del liceo linguistico Mazzini di Vittoria. Il 57enne è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Civico di Palermo con ustioni sul 40% del corpo; più gravi le condizioni della figlia, che è al Cannizzaro di Catania.
Il responsabile della tragedia, trentenne con problemi psichici, è stato fermato dalla polizia alla stazione degli autobus mentre tentava di darsi alla fuga. Deve rispondere di omicidio plurimo e tentato omicidio. Da quanto è emerso, sembra che fosse affetto da qualche tempo da problemi di natura psichiatrica. Era andato già altre volte in escandescenza ed era stato necessario l’intervento dei sanitari del 118 per riportarlo alla ragione.
Secondo una prima ricostruzione, il figlio, che era in libertà vigilata, ha cosparso di benzina la camera da letto dei genitori, il corridoio e l'ingresso di casa appiccando il fuoco con un accendino. Ha gettato benzina anche sui famigliari. Poi le fiamme.