Nelle intercettazioni l'ex medico dava al figlio "lezioni di mafia". Le indagini sullo storico esponente di Cosa nostra hanno svelato, tra l'altro, il suo ruolo in un traffico di stupefacenti
Arresti domiciliari per Giuseppe Guttadauro e custodia in carcere per il figlio Mario Carlo. Questa l'ordinanza eseguita dai carabinieri del Ros e da quelli del comando provinciale di Palermo e dallo squadrone cacciatori Sicilia. Ai due viene contestata l'appartenenza alla famiglia di Cosa nostra di Palermo-Roccella (inserita nel mandamento di Brancaccio-Ciaculli) e l'intervento sulle più significative dinamiche del mandamento mafioso di Villabate-Bagheria. "Nel medesimo contesto - si aggiunge - Guttadauro jr è accusato con altri due di lesioni aggravate".
Le indagini, che hanno portato all'arresto del medico mafioso Giuseppe Guttadauro, storico esponente di Cosa nostra, hanno svelato, tra l'altro, il suo ruolo in un traffico di stupefacenti. Avrebbe organizzato un commercio di droga con l'estero, finanziato da alcuni palermitani, aprendo un canale per l'acquisito della cocaina con il Sud America e con un albanese per il rifornimento di hashish. L'organizzazione avrebbe potuto contare su un assistente di volo, in rapporti con Guttadauro, che avrebbe dovuto trasportare 300mila euro in Brasile nel momento in cui il carico di droga dal Sud America fosse arrivato in Olanda
Guttadauro, già finito in carcere 22 anni fa, e arrestato nella notte tra sabato e domenica mentre rientrava dal Marocco, frequentava ambienti facoltosi della Capitale. Il dottore sarebbe intervenuto, con la promessa di un lauto compenso, per risolvere un contenzioso da circa 16 milioni di euro che una ricca donna romana aveva con un istituto bancario. Guttadauro non avrebbe esitato a prospettare la possibilità di usare la violenza se il suo intervento non fosse riuscito a dirimere la vertenza. Guttadauro avrebbe, in quel caso, incaricato qualcuno di malmenare chi avrebbe ostacolato la soluzione della vicenda.
Le intercettazioni, Guttadauro insegnava il "mestiere" al figlio - Nelle intercettazioni dei carabinieri del Ros alcuni dei dialoghi dell'ex primario dell'ospedale Civico di Palermo con il figlio. "Ti devi evolvere, hai capito? Il problema è rimanere con quella testa, ma l’evoluzione...", diceva nelle sue "lezioni di mafia". Non appena scarcerato, nel 2012, "il dottore" si era trasferito a Roma. Ufficialmente faceva il volontario, ma nelle intercettazioni discuteva di affari e droga.
"Però mi secca dirglielo ai calabresi", diceva parlando dei traffici. Anche il figlio Mario Carlo si sarebbe occupato di cercare droga. "Pensi che ti controllano?", chiedeva un amico. E lui: "Ma certo, ho il parente del mio parente che è il più importante latitante che c'è. Il secondo del mondo, il più importante che c'è in Italia".
E poi, discutendo di uno "scarico (di stupefacente ndr) a Rotterdam", dicevano: "Questi salgono 100 chili al mese. Allo scarico funziona così. Ci sono i doganieri, che prendono il 25%". Il dottore dispensava i suoi consigli anche in merito ai giovani boss, dicendo al figlio: "Non puoi scendere al livello dei picciuteddi, non va bene. Devi metterti a un livello diverso".