L'imprenditore, noto come il "re dei torroncini", non si è mai piegato: "Bisogna avere fiducia nelle Istituzioni e nelle forze dell'ordine"
Una bottiglia piena di alcol etilico e un messaggio chiaro su un biglietto con una minaccia (sgrammaticata): "Mettiti a posto ho ti facciamo saltare in aria cercati un amico". E' l'intimidazione fatta trovare, nel 2019, da clan legati alla famiglia Santapaola-Ercolano davanti alla sede di Belpasso (Catania) del "re dei torroncini" Giuseppe Condorelli. L'imprenditore non si è mai piegato e ha denunciato il tentativo di estorsione ai carabinieri.
Come già avevano denunciato in altri casi simili nel passato, sia lui sia suo padre. L'episodio è emerso nell'ambito dell'inchiesta "Sotto scacco" della Dda di Catania, sfociata nel blitz dei carabinieri del comando provinciale etneo con 40 arresti, 10 delle quali poste ai domiciliari.
"Denunciare conviene - afferma Giuseppe Condorelli - l'ho sempre fatto con convinzione. Noi imprenditori abbiamo degli obblighi anche sociali e non possiamo venire meno a questi. Bisogna avere fiducia nelle Istituzioni e nelle forze dell'ordine. La mia vicenda personale lo dimostra".
Paura? "Certo c'è sempre l'alea, soprattutto quando si ha una famiglia, io ho moglie e due figlie piccole e penso a loro. Ma se si vuole estirpare questa malapianta - ribadisce - non c'è che una strada: la denuncia. Anche per il futuro della mia famiglia, della mia terra. La legalità è un presupposto indispensabile per creare economia nuova e sana. Complimenti a magistrati e carabinieri per il loro encomiabile lavoro".
Le indagini dei carabinieri hanno disarticolato tre clan legati a Cosa nostra etnea. Sotto il faro della Dda di Catania, riacceso nell'ottobre 2017, le attività, a Paternò e Belpasso, degli storici clan mafiosi Alleruzzo, Assinnata e Amantea e dei loro vertici legati alla famiglia Santapaola-Ercolano che gestivano in esclusiva il traffico di droga e le estorsioni nella zona di appartenenza.