Campobello di Mazara setacciata alla ricerca dei covi di Messina Denaro
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Il nascondiglio individuato a Campobello di Mazara. All'udienza del processo per le stragi del 1992, il boss rinuncia a presenziare. Avrebbe dovuto sottoporsi alla prima seduta di chemioterapia, ma ha richiesto un intervento del medico. Trovati documenti con sigle nel primo covo
La polizia ha scoperto un terzo covo in cui ha vissuto il boss Messina Denaro. Si tratta di un appartamento che si trova a Campobello di Mazara, nel Trapanese, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia. Sempre a Campobello è stata posta sotto sequestro la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, il prestanome del boss durante la sua latitanza. Intanto, il boss non si è presentato in videoconferenza all'udienza del processo per le stragi del 1992. Nel primo covo di Messina Denaro scoperto dagli inquirenti, sono stati trovati documenti con sigle.
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La polizia ha scoperto il terzo covo di Matteo Messina Denaro: si tratta di un appartamento sempre a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Gli investigatori hanno isolato la zona e sono in arrivo gli uomini della scientifica per repertare ogni elemento utile all'indagine. Sulla documentazione individuata invece nel primo covo dell'ex latitante, gli investigatori hanno rinvenuto sigle e numeri di telefono che al momento non indicherebbero le tracce di un libro mastro.
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"Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. E' un' ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla". Così il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, in merito all'eventualità che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro subito dopo il suo arresto e prima degli investigatori, portando via documenti importanti.
Messina Denaro ha rinunciato a essere presente in videoconferenza dal carcere de L'Aquila, dove si trova detenuto, con l'aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta per il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Lo ha comunicato il presidente della Corte d'Assise d'Appello. Al momento non è chiaro, in virtù delle sue condizione di salute, se Messina Denaro parteciperà alle prossime udienze del processo.
Il boss, malato da tempo e la cui neoplasia è stata fondamentale per la cattura, avrebbe dovuto sottoporsi alla sua prima seduta di chemioterapia all'interno dell'istituto penitenziario. Era tutto pronto nella stanza dove sarà curato, proprio di fronte alla sua cella in modo da limitare potenziali contatti con altri detenuti, ma all'ultimo momento il boss avrebbe richiesto un ulteriore intervento del medico, che lo ha visitato per la seconda volta. Sono ancora in corso di approfondimento da parte dei medici del reparto di oncologia dell'ospedale dell'Aquila le valutazioni di documentazione medica in possesso del paziente, risultati di nuovi esami e ulteriori verifiche per stabilire, a questo punto, quando effettuare la somministrazione di chemioterapia.
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"Che collabori lo speriamo tutti, ma nessuno di noi può saperlo. È depositario di conoscenze sulla stagione stragista del '92 e '94 ancora oggi non sondate e sconosciute da altri collaboratori". Lo ha detto il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti, al termine dell'udienza del processo a Matteo Messina Denaro, come mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio, che si celebra davanti la Corte d'assise d'appello a Caltanissetta. Il procedimento è stato rinviato al 9 marzo per consentire all'avvocato di fiducia dell'imputato, Lorenza Guttadauro, di essere presente.
"Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss". Si è difeso così Giovanni Luppino, l'autista del super latitante arrestato mentre lo accompagnava alla clinica la Maddalena. Lo ha detto il suo difensore, l'avvocato Giuseppe Ferro, al termine dell'udienza di convalida davanti al gip che si è svolta nel carcere Pagliarelli. Luppino, 59 anni, commerciante di olive, ha sostenuto di non conoscere Messina Denaro, che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede e di averlo accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia.
"Il mio assistito è fiducioso nella magistratura e nelle forze dell'ordine affinché si accerti la verità. L'atteggiamento del dottor Tumbarello non credo possa essere diverso da chi intende dare chiarimenti che può e che è in condizioni di dare". È quanto dice l'avvocato Giuseppe Pantaleo, nominato difensore di fiducia da parte di Alfonso Tumbarello. Il medico di Campobello di Mazara che ha prescritto ricette mediche al suo assistito Andrea Bonafede, nome però utilizzato (tramite carta d'identità e tessera sanitaria) da Messina Denaro per curarsi ed effettuare visite ed esami nelle strutture sanitarie.