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Mediterranea, Viminale: "Non vogliono andare a Malta, provocazione" | Ong: "Se la situazione non si sblocca entreremo nel porto più vicino"

La Alex è ferma al limite delle acque territoriali italiane, a sud di Lampedusa, da giovedì, quando in zona sar libica ha soccorso e salvato 54 migranti

06 Lug 2019 - 00:58
 © tgcom24

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Continua lo stallo per Alex, l'imbarcazione della Ong Mediterranea. Dopo l'ok di Malta ad accogliere i 41 migranti a bordo, è l'organizzazione a frenare: il veliero sarebbe impossibilitato a sostenere il viaggio fino a La Valletta. Per il Viminale si tratterebbe di una provocazione e di un espediente per evitare controlli. Mediterranea: "Nessuna provocazione, ma se non si sblocca la situazione dovremo portare le persone nel porto più vicino".

L'ultimo braccio di ferro tra Viminale e Ong va in scena nella giornata di venerdì. L'accordo con Malta è raggiunto: La Valletta accoglierà i migranti presenti a bordo della Alex e l'Italia si farà carico di 55 migranti presenti sull'isola. Ma Mediterranea fa sapere di non poter arrivare fino a Malta. "Chiediamo che si muovano le motovedette della guardia costiera italiana o maltese ed effettuino un trasbordo", scrive su Twitter Alessandro Metz, armatore sociale di Mediterranea. "Questi mezzi sono attrezzati, mentre la Alex non lo è. Noi eravamo in missione di monitoraggio quando ci siamo trovati ad affrontare il salvataggio, un obbligo di legge".

E proprio su chi debba portare i migranti fino a La Valletta che si apre il "contenzioso". Il Viminale fa sapere di essere disposto alla "massima collaborazione" solo se la Alex si dirigerà comunque verso La Valletta per sottoporsi alle normali e doverose verifiche di legge. La Ong rifiuta.

Viminale: "Mediterranea rifiuta Malta, provocazione" - Duro l'affondo del ministero dell'Interno che bolla come "provocazione" e un tentativo di "sottrarsi a qualsiasi forma di controllo" la controproposta della Ong di fermarsi, trasbordare gli immigrati su altre imbarcazioni messe a disposizione da Roma o La Valletta e invertire la rotta a circa 15 miglia nautiche da Malta (acque internazionali).

Mediterranea a Tgcom24: "Non è vero, falsità" - A breve giro arriva anche la risposta di Mediterranea. "Non è vero, nessuna provocazione, ma se non si sblocca la situazione dovremo portare le persone nel porto più vicino", ovvero Lampedusa, spiega a Tgcom24 Alessandro Metz, armatore della Alex. "La barca non è adeguata per situazioni del genere, siamo in acque internazionali e pronti a dirigerci nel porto più vicino e sicuro - prosegue Metz -. Alex non scappa, battiamo bandiera italiana, è assurda la dichiarazione del Viminale, nessuna provocazione da parte nostra, noi a differenza di altri non scappiamo dai processi".

"Se non si sblocca situazione, entreremo nel porto più vicino" - "Siamo pronti a consegnare le persone alla marina militare per farle portare a Malta, ma nonostante quello che era stato annunciato sei ore fa, non è venuto nessuno. Per noi portarle a Malta o Lampedusa è lo stesso" aggiunge l'armatore. Un altro caso Sea Watch? "Se non si sblocca la situazione dovremo portare le porsene nel porto più vicino".

Tredici migranti trasbordati e portati in ospedale - La Alex è ferma al limite delle acque territoriali italiane, a sud di Lampedusa, da giovedì, quando in zona sar libica ha soccorso e salvato 54 migranti. Nel pomeriggio di venerdì 13 migranti sono stati trasbordati su una motovedetta della guardia costiera italiana e portati in ospedali perché, secondo quanto riscontrato dalla capitaneria di porto, versavano in "stato di necessità".

Alan Kurdi con 65 migranti a bordo: "Ci dirigiamo verso Lampedusa" - "Con 65 persone salvate a bordo, siamo ora diretti a Lampedusa. Non siamo intimiditi da un ministro dell'Interno, ci dirigiamo invece verso il porto sicuro più vicino. Si applica la legge del mare, anche quando alcuni rappresentanti del governo si rifiutano di crederlo". Con questo tweet la Ong tedesca Sea-Eye, proprietaria della nave Alan Kurdi, ha comunicato la decisione di far rotta verso Lampedusa dopo essersi rifiutata di portare i 65 migranti soccorsi in un porto libico, come gli aveva intimato la guardia costiera libica, in quanto ritiene che la Libia non sia "un porto sicuro".

Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, alla notizia del salvataggio aveva subito scritto al collega tedesco Seehofer: "Provveda la Germania a farli sbarcare, ma non in Italia", "neppure ai fini di una prima accoglienza, in vista di una successiva, ipotetica operazione di redistribuzione delle persone a bordo verso altri Stati".

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