L'ong: "Si è deciso di chiedere la revoca del divieto d'ingresso per ragioni umanitarie. Alcune persone a bordo parlano di suicidio". Salvini: "I nostri porti restano chiusi"
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La Sea Watch 3 è entrata in acque italiane. Dopo l'annuncio del comandante di voler raggiungere Lampedusa per "ragioni umanitarie", la nave della ong tedesca -stando ai tracciati radar e a quanto confermano dalla stessa organizzazione umanitaria - ha violato la diffida della guardia di finanza, passando il limite delle acque territoriali delle 12 miglia e sta facendo rotta verso l'isola. Ma Salvini replica: "I nostri porti restano chiusi".
La portavoce italiana della ong Giorgia Linardi, ha sottolineato che la nave è "in costante contatto con la guardia costiera". "Alcune persone a bordo - dicono dalla ong - parlano di suicidio".
Mercoledì la nave aveva soccorso 65 migranti (tra cui 8 minori non accompagnati, 5 bambini e 2 neonati) su un gommone a 30 miglia dalle coste libiche: venerdì 18 profughi (le famiglie e una donna ferita) sono stati sbarcati, altri 47 restano ancora a bordo. Nelle ultime ore la nave era rimasta posizionata in acque internazionali, ai margini di quelle italiane: ora la decisione di fare rotta verso Lampedusa per ragioni umanitarie.
Salvini: "Che fine farà la Sea Watch? Non in Italia" - Che fine farà la Sea Watch? "Non in Italia. Abbiamo soccorso neonati, ustionati e malati, ma non è in Italia". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, precisando che "abbiamo fatto sbarcare malati e bambini, ma resta il divieto assoluto di entrare nelle nostre acque territoriali. Non cambiamo idea: porti chiusi per chi non rispetta le leggi, mette in pericolo delle vite, minaccia. Una ong, peraltro straniera, non può decidere chi entra in Italia".
La diffida del Viminale - Il ministero dell'Interno ha diffidato la Sea Watch 3 a entrare nelle acque italiane, non cambia idea e non autorizza lo sbarco. Lo riferiscono fonti del Viminale dopo che la nave della ong tedesca ha annunciato di essere entrata in acque italiane e di dirigersi verso Lampedusa. "Se qualcuno non e' d`accordo si prenda la responsabilità pubblica di dirlo e di autorizzarlo. Li consideriamo complici dei trafficanti: abbiamo buoni motivi per pensarlo e per dirlo", proseguono le fonti del Viminale ricordando che ha considerato la Sea Watch3 "non inoffensiva" a norme di quelle stesse convenzioni internazionali che vengono spesso invocate, anche a sproposito.