ALLERTA SUL PROCURATORE DI PALERMO

Minacce al procuratore Roberto Scarpinato: potenziata sua sicurezza

Sale l'allerta a Palermo dopo la scoperta di una manomissione ai filmati di sorveglianza, proprio il giorno di una delle intimidazioni fatte al magistrato: cancellate le riprese sui corridoi degli uffici della Procura

06 Ott 2014 - 20:17
 © ansa

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Il Comitato Provinciale per la Sicurezza Pubblica ha potenziato le misure di sicurezza a tutela del procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, oggetto di minacce. La decisione è stata presa dopo la scoperta che, nelle immagini delle videocamere di sorveglianza installate nel suo ufficio, mancavano proprio quelle dei giorni in cui si era verificata una delle intimidazioni.

Riprese cancellate - Le riprese, piazzate nei corridoi della Procura generale a sorvegliare cosa accade al primo piano del tribunale di Palermo, sono state cancellate. Scientificamente. Qualcuno ha manipolato le registrazioni eliminando le immagini registrate nei giorni della misteriosa incursione durante la quale, sulla porta davanti alla stanza del pg Roberto Scarpinato, venne lasciato scritto, un avvertimento. "Accura", stai attento, diceva in dialetto siciliano l'anonimo.

Il blackout nelle registrazioni è finito venerdì sul tavolo del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica convocato d'urgenza. Al termine della riunione sono state decise nuove misure di sicurezza per Scarpinato, già sottoposto a una vigilanza straordinaria dopo il ritrovamento di una lunga lettera intimidatoria lasciata sulla scrivania del magistrato da chi conosce bene le sue abitudini, i luoghi che frequenta e le indagini che sta svolgendo.

Protocollo Farfalla, l'inchiesta che scotta - Come quella sul cosiddetto Protocollo Farfalla, un'inchiesta che cerca di fare luce su anni di misteriose visite di 007 a detenuti al 41 bis in forza di una sorta di accordo stretto tra il Sisde di Mario Mori e il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che sollevava le carceri dall'obbligo di riferire alla magistratura cosa accadesse negli istituti di pena. Dopo il ritrovamento della scritta e della lettera che "invitava" Scarpinato a restare nei ranghi e non oltrepassare il suo ruolo, gli inquirenti hanno deciso di visionare le immagini della sorveglianza: un impianto di sei videocamere che copre i corridoi della Procura Generale, tarato per conservare le registrazioni per 15 giorni.

I tecnici si sono accorti immediatamente che mancavano le immagini di dieci giorni, quelli in cui era stata lasciata la scritta intimidatoria. Al momento di visionare il file, la seconda sorpresa: tutto sparito tranne 24 ore di riprese. "Occorre fare rapidamente piena luce sulle minacce al procuratore generale di Palermo, assicurando al tempo stesso al dottor Scarpinato tutta la sicurezza necessaria", commenta la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi che definisce l'episodio "inquietante".

Boss della mafia sul libro paga dei Servizi - Proprio la scorsa settimana il magistrato era stato convocato a palazzo San Macuto per un'audizione sul Protocollo Farfalla che è stata poi secretata. Secondo indiscrezioni, i commissari sarebbero rimasti molto colpiti dalla ricostruzione dei particolari di un'inchiesta a lungo sollecitata da Scarpinato, arrivato a minacciare un suo intervento sulla Procura di Palermo che solo recentemente ha deciso di aprire un fascicolo. Nel Protocollo Farfalla il pg si è imbattuto rivedendo le carte del processo d'appello per favoreggiamento al generale Mario Mori, ex capo del Ros e poi del Sisde. E' allora che è venuto fuori che un ex boss, ora pentito, Sergio Flamia, sarebbe stato per anni - almeno dal 2008 al 2013 - sul libro paga dei Servizi. E che due agenti, probabilmente fingendosi avvocati, violando la legge sarebbero andati ad incontrarlo in carcere più volte.

Sul perché di quelle visite ora i pm di Palermo hanno aperto un'inchiesta. Che corre parallela a quella romana su altre visite in cella degli 007, che avrebbero incontrato 8 capimafia. Uno di questi, Fifetto Cannella, boss di spicco, proprio oggi ha smentito con forza, attraverso il suo legale di avere mai dato informazioni ai Servizi.

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