Due centri rifiutano le cure dal costo di 1.500 euro nonostante i proprietari avessero proposto di dilazionare il pagamento
A Palermo Kira, il cane di una ragazza, sta per morire per una torsione gastrica. La famiglia chiede aiuto da un veterinario che chiede 1.500 euro per l'intervento. I proprietari dell'animale non hanno questi soldi: propongono perciò di dilazionare il pagamento ma la struttura rifiuta. Analoga richiesta è respinta in un altro centro. Dopo un appello sui social una clinica accetta di curare il cane, ma è tardi: Kira, una femmina di 13 anni, muore durante il trasporto tra spasmi e atroci dolori.
La storia si diffonde presto sui social. Non mancano critiche e sdegno per la vicenda. Le associazioni Attivisti Gruppo Randagio, Earth e Alta Spa denunciano, per conto di Alleanza Animalista, questa "intollerabile storia soprattutto in una regione, la Sicilia, dove il problema del randagismo ha dimensioni rilevantissime".
La piccola proprietaria racconta sui social il suo dolore: "Kira purtroppo ci ha lasciati. Kira è stato un regalo da mio fratello per tutta la famiglia ma soprattutto per me che sono la figlia più piccola e quindi ero sempre sola. Abbiamo creato un legame fortissimo: è stata la mia compagna di vita per 13 anni e questo non lo potrò mai dimenticare. Ma non potrò mai nemmeno dimenticare che queste cliniche che dovrebbero essere i salvatori dei nostri compagni di vita abbiano fatto morire la mia migliore amica. Qualcuno è riuscito a separarci. Io non voglio niente, voglio solo dire due parole a tutte le cliniche: non ci sono soldi o cose materiali più importanti e più belle dell'amore per un animale".
"Rifiutarsi di prestare le prime cure a un animale in pericolo di vita - ricorda Massimo Vacchetta, veterinario direttore del Centro Recupero Ricci La Ninna - è omissione di soccorso e quindi perseguibile penalmente. Dal punto di vista etico è un gesto veramente deplorevole che toglie dignità alla nostra professione che non è un semplice lavoro ma una missione. Vorrei esprimere tutta la mia solidarietà alla famiglia di Kira e chiedere ai miei colleghi che si sono rifiutati di soccorrere la cagnolina di provare per una volta ad immedesimarsi nel dolore degli altri".