Nei guai il noto costruttore palermitano Francesco Paolo Alamia e l'imprenditore Giuseppe Di Maggio
© ansa
E' svolta nel giallo della scomparsa dei due imprenditori palermitani Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio, spariti il 3 agosto del 2007. La procura ha notificato due avvisi di garanzia, con l'accusa di omicidio, al noto costruttore palermitano Francesco Paolo Alamia e all'imprenditore Giuseppe Di Maggio.
I corpi dei due imprenditori, visti per l'ultima volta nel cantiere di Isola delle Femmine dove stavano costruendo delle villette, non sono mai stati ritrovati. La loro auto, una Smart, venne individuata nel parcheggio dell'aeroporto di Punta Raisi, ma dalle indagini è emerso che i due non avevano prenotato alcun volo. Nei mesi scorsi in un pozzo nella zona di Villagrazia, sepolti da metri di materiale edile, vennero ritrovati una scarpa e un sacco sporco di tracce rosse. Gli oggetti, che potrebbero essere appartenuti ai Maiorana, sono stati consegnati al Ris per esami.
Ricatti e affari milionari - Dietro alla scomparsa e all'omicidio, ormai certo, dei due imprenditori ci sarebbe una storia complessa di ricatti e affari milionari. Poco prima della scomparsa Francesco Paolo Alamia, costruttore vicino all'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino a cui recentemente sono stati sequestrati beni per 22 milioni di euro, sfiorato da indagini di mafia ma mai arrestato, cedette le quote della ditta di costruzioni Calliope srl, di cui era socio con Maiorana, all'imprenditore Dario Lopez. Da questi le quote passarono alla compagna di Antonio Maiorana, Karina Andrè. Perché Alamia rinunciò alla partecipazione società? E' una delle domande che si fanno gli investigatori che ipotizzano che sarebbe stato costretto perché vittima di un ricatto.
L'ombra della mafia - L'imprenditore Giuseppe Di Maggio, invece, già arrestato per mafia, è figlio di Lorenzo Di Maggio, condannato per associazione mafiosa e cognato del boss Salvatore Lo Piccolo. E' titolare di una ditta di movimento terra. L'indagato, emerge dalle indagini, era nella zona del cantiere di Isola delle Femmine nel giorno della scomparsa dei due Maiorana. Proprio il capomafia Lo Piccolo, dopo la loro scomparsa, avvenuta nel suo territorio, diede incarico ad alcuni suoi uomini di capire che fine avessero fatto i Maiorana. Ma "l'istruttoria" di Cosa nostra non portò a nulla, perché, si ipotizza, sarebbe stata bloccata.