Tra gli indagati anche uno degli esecutori dell'omicidio del giudice Rosario Livatino. Il danno per le casse pubbliche sarebbe di circa 110mila euro
Pur essendo stati condannati per associazione di tipo mafioso, omicidio, traffico di sostanze stupefacenti e furto erano riusciti a far rientrare le proprie famiglie tra quelle beneficiarie del reddito di cittadinanza. Lo hanno scoperto i militari della guardia di finanza di Agrigento, che hanno denunciato otto persone. Tra loro anche uno degli esecutori dell'omicidio del giudice Rosario Livatino.
Secondo una prima stima degli investigatori, il danno per le casse pubbliche sarebbe di circa 110.000 euro. Tra le famiglie che hanno percepito indebitamente il reddito di cittadinanza vi è anche quella di uno degli esecutori dell'omicidio del giudice Livatino, condannato in via definitiva per omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso ed altro a 7 ergastoli.
I militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Agrigento hanno quindi eseguito il sequestro preventivo di 8 social card utilizzate per fruire del reddito di cittadinanza, che si aggiungono alle 11 già sequestrate nei giorni scorsi. I titolari delle carte sequestrate sono tutti indagati a piede libero per i reati di indebita percezione di reddito di cittadinanza e falso in autodichiarazione.
Il reddito di cittadinanza, infatti, è una misura di sostegno al reddito familiare che spetta solo in presenza di alcuni requisiti che devono essere autocertificati dal richiedente, volti a dimostrare non solo la condizione di difficoltà economico-reddituale del proprio nucleo familiare, ma anche il possesso da parte dei componenti dello stesso di alcune qualità morali. Tra questi, il legislatore ha previsto che l'essere sottoposti a misure cautelari personali o aver ricevuto una condanna per gravi delitti, sia causa di esclusione dal beneficio di chi faccia richiesta del beneficio e del suo nucleo familiare.