Tgcom24 ha intervistato Dorenzo Navarra, portavoce del comitato "Insegnanti in movimento", che segnala un numero abnorme di disabili. E liste d'attesa infinite per i "sani" che vogliono tornare a casa
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Sognano di tornare a lavorare vicino a casa, accettano trasferimenti fuori sede per accumulare punteggio che consenta loro di guadagnarsi la docenza di ruolo e poter finalmente insegnare dove vive la loro famiglia, ma sempre più spesso si ritrovano a dover fare i conti con invalidi, o presunti tali, che li scavalcano e si prendono il tanto sospirato beneficio grazie alla legge 104 che agevola il rientro di portatori di handicap. Ma adesso sono stufi. E così un centinaio di insegnanti di Agrigento e provincia sono passati all'attacco. Per quella stessa legge, sempre ad Agrigento, sono finiti sotto inchiesta 101 falsi invalidi e 10 medici compiacenti.
La norma che mette i disabili su un piano privilegiato rispetto ai "sani", dicono gli "Insegnanti in movimento", giustamente accorda la precedenza per il riavvicinamento a casa ai cosiddetti "handicappati gravi". Peccato che in provincia di Agrigento il rapporto tra i docenti invalidi e quelli sani che presentano la stessa richiesta sia quanto meno sorprendente. Siamo a uno su sei, secondo quanto segnala il comitato. Tgcom24 ha intervistato il portavoce, Dorenzo Navarra, insegnante di sostegno alla scuola primaria. Lui, uno degli insegnanti "in lista d'attesa" è di Sciacca e insegna a Palermo, a più di cento chilometri di distanza.
Possibile che la concentrazione di invalidi su quel territorio sia così alta, si chiedono i 120, tra insegnanti e addetti del personale non docente, che hanno dato vita al gruppo?
"Quello che vogliamo denunciare sono gli abusi che si verificano sul nostro territorio - dice Navarra -. Non vogliamo certo mettere in discussione il diritto di chi è effettivamente invalido di godere di difese particolari. Il problema è che tutti gli altri non riescono a ottenere il trasferimento per anni perché il loro nome finisce in coda nella lista, dietro la 'schiera' di invalidi. Chiediamo però serie verifiche a tutela di diritto all'uguaglianza, a fronte di numeri che parlano da soli".
Chi dovrebbe fare gli accertamenti?
"Strutture sanitarie statali sopra le parti, come gli ospedali militari, oppure le aziende sanitarie di regioni differenti. Insomma, non le aziende a cui appartengono i richiedenti, cioè quelle che, nei casi concreti a cui ci riferiamo, spesso rilasciano invece le certificazioni".
Insomma, è probabile che ci siano medici compiacenti che accordano documentazione di invalidità ai soliti furbetti?
"Visti i numeri, direi proprio di sì. E poi, ci sono casi quanto meno bizzarri: docenti di Agrigento che vanno a lavorare a Milano perfettamente sani, ottengono l'ingresso in ruolo e, una volta dichiarati disabili, rientrano in Sicilia in brevissimo tempo, meno dei tre anni canonici fissati per poter chiedere il trasferimento a casa. Trucchetti piuttosto evidenti e facili da smascherare. Basterebbe che qualcuno si muovesse".
Voi denunciate che gli abusi ci sono da diversi anni. E le istituzioni che fanno?
"Triste a dirsi, ma troppo spesso chiudono gli occhi. In passato molti gruppi di insegnanti hanno presentato lettere di protesta e di denuncia alla Procura di Agrigento, hanno chiesto controlli e verifiche a giornali, sindacati, ministero della Pubblica istruzione. Non è mai stato ottenuto nessun risultato. Evidentemente non c'è la volontà di fare chiarezza".
Niente da dire invece sui contenuti della legge?
"Anche su questo ci sarebbe da discutere. La legge risale al 1992. Da allora la vita media si è molto allungata. Secondo l'attuale normativa, oggi basta il 67% di invalidità per avere diritto ai privilegi dovuti ai disabili. E non ci vuole molto per arrivare a quel 67%: bastano pochi, piccoli disturbi per raggiungere il limite fissato. A nostro parere quella soglia andrebbe ulteriormente alzata".
Quali saranno i vostri prossimi passi?
"Prima di tutto ci costitituiremo parte civile in una denuncia alla Procura di Agrigento contro trasferimenti poco credibili. Ma chiediamo anche di far conoscere graduatorie e punteggi legati agli stessi trasferimenti, tutti numeri che oggi sono assolutamente segreti".
Nel nome della trasparenza che resta, in tanti casi, ancora una chimera.