Fotogallery - Altavilla (Palermo), l'abitazione dove è avvenuta la strage in famiglia
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L'uomo che con due complici ha torturato e ucciso due dei suoi tre figli e la moglie, verrà trasferito in una struttura sanitaria che ospita persone affette da patologia psichiatrica
Giovanni Barreca, l'uomo che ha torturato e ucciso, durante un rito di esorcismo, la moglie e i due figli di 15 e 5 anni ad Altavilla, è stato dichiarato incapace di intendere e di volere. Lo hanno deciso i consulenti nominati dalla Procura di Termini Imerese. Barreca, reo confesso al momento in carcere, verrà trasferito in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, una struttura sanitaria che ospita persone affette da patologia psichiatrica.
Il 54enne muratore, dunque, non era in grado di comprendere cosa stava facendo nel febbraio 2024. Secondo i consulenti ha agito per scacciare il demonio dai corpi delle vittime in preda a un delirio religioso.
Barreca è ora detenuto nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Nelle prossime ore verrà trasferito in una struttura sanitaria che ospita persone affette da patologia psichiatrica: ma in attesa di individuare quella giusta, verrà ospitata in un centro idoneo.
L'altra figlia di Barreca, 17enne, avrebbe partecipato alla strage e ha raccontato i dettagli dell'assassinio e delle torture nei confronti della madre, Antonella Salamone, e dei due fratelli Kevin ed Emanuel.
L'avvocato Giancarlo Barracato già a marzo aveva chiesto una perizia psichiatrica del suo assistito. Una perizia a cui potrebbe essere sottoposta anche la figlia 17enne, imputata davanti al gup del tribunale per i minorenni di Palermo Nicola Aiello. Nella prossima udienza il giudice valuterà se sottoporre la ragazza, imputata per omicidio plurimo e soppressione di cadavere, all'esame dei clinici.
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Sulla capacità di intendere e di volere della figlia, anche lei rea confessa delle torture e dei delitti, si pronunceranno i periti il 7 novembre, data in cui la ragazza, detenuta dal suo arresto, comparirà davanti al gip dei minori.
L'autorità giudiziaria non nutre, invece, dubbi sulla lucidità mentale dei presunti due complici Sabrina Fina e Massimo Carandente, la coppia incontrata da Barreca e dalla Salamone durante incontri di preghiera. I due hanno sempre sostenuto di non aver partecipato ai delitti, ma di aver solo aiutato i Barreca a liberarsi dalle presenze demoniache con preghiere e hanno raccontato di aver lasciato la villetta della famiglia prima degli omicidi. Ma l'analisi dei tabulati telefonici - i cellulari della coppia hanno agganciato le celle dell'area in cui si trova l'abitazione dei Barreca, nelle ore del massacro - li ha smentiti.
Nei giorni scorsi i carabinieri del Ris sono tornati nella villetta per eseguire nuovi rilievi. Le foto, scattate dai militari, hanno mostrato gli utensili del camino e le padelle usate per le torture delle vittime. Nelle immagini anche le scritte religiose sui muri fatte dalla figlia di Barreca.
"Le iscrizioni le ho fatte io - aveva riferito la ragazza agli inquirenti - Massimo e Sabrina lo avevano detto a mio padre e mio padre lo ha detto a me, questo è avvenuto prima che accadesse tutto. Avevano detto che sarebbe stato importante leggerle". La prima a morire tra il 10 e l'11 febbraio scorsi fu la Salamone, seviziata, uccisa e bruciata. L'ultimo il figlio di 15 anni.
"Piattini e altri oggetti sono stati bruciati là sopra insieme al corpo di mamma. Il fuoco è durato alcune ore ma non saprei quanto", ha raccontato la figlia. Antonella, prima di perdere la vita, fu colpita più volte con una padella. "Confermo le torture - è sempre la diciassettenne a parlare - ma non so come è morta mia madre, se per infarto o quando sia io che mio fratello le davamo calci. Prima i calci li ho dati io e poi mio fratello, in quel momento mia madre non reagiva più. Mentre veniva torturata non poteva né mangiare né bere e quando veniva colpita con la pentola aveva una fascetta trasparente ai polsi".