Serve uno "sforzo corale, le istituzioni diano risposte immediate e operative", è l'appello del presidente dell'Anci, Antonio Decaro
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Ne sono state ordinate 3.620, ma per ora ne sono arrivate 296, l'8%. Sono le casette necessarie nei 51 Comuni colpiti dal sisma in Centro Italia. Funzionanti e abitate? 188 e solo ad Amatrice e Norcia. Ma non è questo l'unico problema del post terremoto. Capitolo macerie: ce ne sono 2,3 mln di tonnellate da rimuovere, per ora ne sono state portate via meno dell'8%. E la ricostruzione? Solo in 32 delle case danneggiate sono iniziati i lavori.
Le promesse disattese - Le tante promesse nelle ore e nei giorni dopo le scosse sono andate disattese e la pazienza dei terremotati pare ormai al limite, con il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, pronto a "consegnare le chiavi della città". Fu il ministro Delrio ad assicurare tutte le casette entro marzo. "I prefabbricati saranno pronti entro sei mesi", gli fece eco Renzi. Un "non vi lasceremo soli" ripetuto a ogni visita, che oggi ha un sapore amaro.
Il capitolo macerie - Stando ai dati riportati dal quotidiano "La Repubblica", nel Lazio la rimozione delle macerie è cominciata solo a novembre: portate via 98mila tonnellate su un milione, in Umbria 3.700 su 100mila; in Abruzzo 10mila su 100mila. Ancora peggio va nelle Marche, dove i lavori per la rimozione sono iniziati solo ad aprile e dove sono state raccolte 65mila tonnellate di macerie su un milione.
La denuncia e l'appello dell'Anci: ritardi e intoppi burocratici - A denunciare lo stallo dei lavori di ricostruzione nelle zone terremoto, con una accorata lettera al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, è stato il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, che ha chiesto uno "sforzo corale" delle istituzioni, che devono dimostrarsi insieme tese all'obiettivo comune di dare "risposte immediate e operative" ai problemi delle comunità vittime del terremoto.
Ci sono "ritardi nella realizzazione delle soluzioni abitative di emergenza e nella rimozione delle macerie", ha scritto infatti Decaro, in alcuni casi difetta "il coordinamento necessario per gestire situazioni inevitabilmente complesse" e "non aiuta non poter disporre di uffici regionali per la ricostruzione capaci di fornire riscontri in tempi certi".
Nel merito dei problemi è necessario dare ascolto alle "preoccupazioni dei sindaci, soprattutto marchigiani". Perché sono stati e sono ancora loro, i sindaci del cratere e del più vasto ambito che ha avuto ripercussioni, a doversi occupare per primi degli effetti di "un sisma che per danni, intensità e durata ha pochi precedenti nella storia del Paese", a "gestire senza risparmiarsi un enorme lavoro di sostegno umano e amministrativo ai concittadini, per tentare di dare serenità e una prospettiva di rientro graduale verso condizioni di normalità".