NOVITA' NELLA P.A.

Smart working e statali, cambiano le pagelle: chi non rende torna in ufficio?

Il ministero della Funzione Pubblica chiede alle amministrazioni di dotarsi del “Piano organizzativo del lavoro agile”

22 Dic 2020 - 12:38
 © istockphoto

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Lavorare nella pubblica amministrazione durante la pandemia: una "pacchia" secondo gli autonomi e le partite Iva. Negli ultimi mesi i dipendenti pubblici in smart working sono finiti nell'occhio del ciclone, spesso accusati di venire pagati senza lavorare, o - nel migliore dei casi - rendendo poco. Proprio sulla valutazione del rendimento dei propri impiegati sta ragionando il ministero della Funzione Pubblica. Secondo il quotidiano "Il Messaggero" i controlli saranno più frequenti e chi non lavorerà abbastanza dovrà tornare a lavorare in ufficio e dire addio al lavoro agile.

"Una delle principali innovazioni della disciplina normativa in materia di lavoro agile - si legge sul sito del ministero della Funziona Pubblica - riguarda l’introduzione del Piano organizzativo del lavoro agile". Il POLA andrà redatto da ogni amministrazione entro il 31 gennaio di ogni anno a partire dal 2021 e servirà per organizzare il lavoro agile e misurarne le performance. Da gennaio dunque le valutazioni dovrebbero essere su base mensile. Chi renderà meno però - scrive "Il Messaggero" non dovrebbe subire sanzioni sotto il profilo retributivo ma tornerà fisicamente in ufficio. 

Come si misura il rendimento degli impiegati pubblici in smart working- I criteri di misurazione dovrebbero essere identici a quelli usati in ufficio: numero di pratiche gestite ed evase, numero di utenti serviti, tempo medio impiegato per chiudere una pratica. Verrà tenuta in conto anche la giudizio dei superiori. Se complessivamente le valutazioni, che adesso avranno una cadenza mensile, saranno negative, i dipendenti pubblici potrebbero essere richiamati in ufficio. 

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Pagati per non lavorare?  - Scrive il "Il Messaggero" che nei corridoi del ministero sono circolati i risultati di un monitoraggio effettuato nei mesi del lockdown e fino a luglio, secondo il quale oltre 500mila statali esonerati dal servizio hanno continuato a percepire lo stipendio senza alzare un dito visto che prima della pandemia svolgevano mansioni non eseguibili da remoto. Dati però non confermati dal Ministero che però con la nuova normativa del POLA vuole chiaramente evitare che si torni a far polemica sulla categoria dei dipendenti pubblici.

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