"PICCHIATA PERCHÉ HO CHIESTO LO STIPENDIO"

Soverato (Catanzaro), lavapiatti chiede di essere pagata: il datore di lavoro la prende a calci, indagato

La 25enne nigeriana ha detto di essere stata massacrata di botte dopo avere chiesto di essere retribuita. Il video dell'aggressione è diventato virale. Il titolare: "Io vessato da lei"

04 Ago 2022 - 20:57

Urla, insulti e botte. È questo che avrebbe ricevuto dal suo datore di lavoro una 25enne di origini nigeriane, invece dello stipendio. La giovane, assunta come lavapiatti dal gestore del "Mare Nostrum", un lido di Soverato, in Calabria, ha raccontato ai militari di essere stata aggredita dall'uomo solo perché aveva chiesto la retribuzione delle ore di lavoro effettuate. Il video dello scontro è stato diffuso dalla ragazza sui social. È stata lei stessa a riprendere tutte le fasi dell'ira del 53enne Nicola Pirroncello, indagato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per i reati di lesioni personali, furto e minacce.

I fatti - La sua storia è diventata virale grazie al video pubblicato dalla giovane sul suo profilo Instagram. Nel filmato si vede prima la 25enne rivendicare il pagamento dello stipendio e poi il datore di lavoro colpirla a botte. "Dove sono i miei soldi?", si sente nel video. E poi la risposta del titolare: "Non ti preoccupare, ci sono gli avvocati e adesso arrivano i carabinieri, qui è casa mia". Alla fine le grida da parte della donna, che cerca di difendersi. La scena è stata ripresa in diretta dallo smartphone della ragazza e pubblicata su un canale social.

Aperta un'inchiesta - La Procura della Repubblica di Catanzaro ha aperto un fascicolo dopo che la ragazza ha presentato formale denuncia ai militari della Compagnia di Soverato, accompagnata dal suo legale. Anche il gestore dell'esercizio ha fornito la propria versione dei fatti alle forze dell'ordine.

La versione del datore di lavoro - Successivamente, è arrivata anche la versione della controparte, quella del titolare Pirroncello, affidata ai suoi avvocati Gianni Russano e Salvatore Giunone. In una nota, l'uomo è descritto come "affranto e dispiaciuto" ma risoluto a "a respingere con fermezza" le accuse giudicate "ignobili". La donna, secondo quanto affermato nel testo, "già regolarmente remunerata a mezzo bonifico" si sarebbe recata nel lido "impedendo il regolare svolgimento dei servizi di balneazione e ristorazione". Accortosi dell'utilizzo del cellulare per la registrazione di un video, Pirroncello, sempre secondo quanto riferito dai suoi legali, avrebbe sollecitato l'ex dipendente "a interrompere le riprese con il telefono, che è finito a terra".

Nella nota si contesta la "vicenda mediatica" scaturita dall'episodio, che sarebbe stata condotta, sempre secondo gli avvocati Russano e Giunone, "con argomentazioni evidentemente distorte, rispetto alle quali ci si riserva di agire nelle sedi opportune". I legali, infine, respingono "con fermezza le accuse di razzismo contestate dai più parti a un imprenditore che ha alle proprie dipendenze sia cittadini italiani che stranieri".

"Il sottoscritto è stato ripetutamente vessato dall'ex dipendente da come si può notare da una scrupolosa e attenta rilettura del video che raccoglie solo parzialmente la vicenda oggetto di discussione", ha poi detto Pirroncello, attraverso i suoi legali Salvatore Giunone e Gianni Russano contattati da LaPresse. "L'ex dipendente con fare tracotante e arrogante ha cercato di danneggiare la mia immagine e quella della mia attività; ciò nonostante non è stata buttata fuori dal locale ma ho tempestivamente allertato, tramite chiamata al centralino, i Carabinieri della Compagnia di Soverato; con noncuranza e in dispregio alle più elementari regole di diritto ha ripreso in maniera occulta solo una parte di quanto accaduto al solo fine di diffamarmi attraverso una fonte che distorce la realtà - ha affermato -. Sul punto tutte le persone presenti potranno evidenziare all'autorità giudiziaria i fatti per come sono realmente accaduti. Ho dovuto constatare che sulla vicenda sono intervenuti politici che si sono espressi, senza cognizione di causa, ledendo la mia immagine e quella della mia attività. Oggi sono qui per dire basta".

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