PARLA IL DIRETTORE VAIA

"Spallanzani fra i primi a somministrare la pillola Pfizer | Adesso Aifa autorizzi le terapie antivirali anche a casa"

Dall'ospedale romano la scommessa di rendere le terapie più innovative alla portata di tutti e la proposta di creare un vaccino "universale" contro tutte le varianti

05 Feb 2022 - 18:58

All'Istituto Spallanzani è stato curato il primo paziente in Italia con la pillola antivirale Paxlovid, un uomo di 54 anni, con malattia cardiovascolare. "Siamo stati i primi a somministrare l'antivirale ma adesso la scommessa è far arrivare queste terapie a casa delle persone. Mi auguro che l'Agenzia del Farmaco rapidamente autorizzi di fare tutto a casa con l'aiuto del medico di famiglia o un operatore sanitario del territorio" - ha dichiarato il direttore dell'Ospedale Spallanzani, Francesco Vaia, in un'intervista a Tgcom24. 

"Sul paziente, che presenta alcune condizioni di rischio, se somministrato nei primi giorni l'antivirale Paxlovid ha un'efficacia attesa del 90% e quindi si può guarire. Un beneficio per il paziente ma anche per gli ospedali. Si evitano ricoveri incongrui"  ha spiegato il direttore dello Spallanzani. 

Le terapie in ospedale - Paxlovid è il primo antivirale orale approvato per la commercializzazione nell'Unione Europea ma prima di essere messo a disposizione dei cittadini italiani servirà l'autorizzazione dell'Aifa. Per il momento, chi presenta fattori di rischio deve quindi andare in un centro prescrittore e fare lì la prima parte della terapia con tre compresse la mattina e tre la sera, per cinque giorni. Quello che però i medici dello Spallanzani si aspettano è arrivare a delle cure domiciliari efficaci: con il giusto supporto in tempo reale i pazienti potrebbero evitare di mettere piede in ospedale. 

Lo studio - Gli antivirali rappresentano un'aggiunta importante alle terapie oggi a disposizione ma sono cure integrative e non sostituiscono lo strumento dei vaccini. Lo Spallanzani sta in questo momento studiando la risposta immunitaria delle persone uscite dal contagio da Omicron e già vaccinate, "una sintesi felice probabilmente che può fornire la base per la preparazione di un vaccino universale" - è ottimista il direttore Vaia che per ottobre si augura venga messo a punto un vaccino capace di proteggere da tutte le varianti.

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