"Pensare di adeguare alla normativa vigente antisismica tutti gli edifici presenti in Italia è impensabile - spiega l'ingegnere Walter Salvatore, docente dell'Università di Pisa -, si può solo puntare a ridurre il rischio"
di Cecilia Pierami"Le risorse disponibili, spesso ridotte e comunque insufficienti, dovrebbero essere utilizzate in modo efficace perseguendo una riduzione del rischio a livello territoriale sull’intero patrimonio immobiliare coinvolto e non mirando magari ad una improbabile “sicurezza assoluta” di una singola costruzione.". Così il prof. Walter Salvatore, professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni dell'Università di Pisa. " Data la specificità del patrimonio edilizio italiano, inoltre, la riduzione del rischio sismico è comunque un obiettivo ambizioso e molto complesso. Pensare di adeguare sismicamente secondo le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni tutti gli edifici presenti in Italia, dai borghi medioevali all'edilizia più recente, quale quella ad esempio dell’immediato dopoguerra, per costi e durata degli interventi, è chiaramente impensabile. Si può però certamente lavorare ad una riduzione programmata del rischio, consapevoli che comunque la sicurezza assoluta non esiste".
La peculiarità immobiliare italiana e l'impossibilità della sicurezza al 100% - Gli interventi antisismici su edifici esistenti si dividono in interventi locali, interventi di miglioramento ed interventi di adeguamento. Gli interventi di adeguamento comportano, come dice la parola, un adeguamento ai livelli di sicurezza previsti dalle vigenti Norme Tecniche per le nuove costruzioni. Gli interventi di miglioramento puntano, invece, come dice ancora una volta il nome, a migliorare il livello di sicurezza della costruzione rispetto a quello esistente, anche senza raggiungere quello previsto nel caso di adeguamento.
"Le stesse Norme Tecniche per le Costruzioni vigenti testimoniano come l'Italia sia un Paese all'avanguardia per quanto riguarda l’ingegneria antisismica, ciononostante gli eventi sismici continuano a provocare danni gravissimi alle costruzioni ed alle persone.” “Uno dei "problemi" è sicuramente la specificità del patrimonio immobiliare italiano - spiega Salvatore -. E' necessario avere questa consapevolezza: gli interventi possibili, per esempio in un centro storico, difficilmente possono riportare i livelli di sicurezza delle costruzioni esistenti a quelli realizzabili per una nuova costruzione. Gli interventi sul patrimonio storico-culturale devono infatti, ad esempio, al contempo garantire un miglior comportamento antisismico delle costruzioni ed il rispetto delle specificità e, per l’appunto, della rilevanza storica e architettonica della costruzione su cui si interviene. D'altro canto è sicuramente possibile intervenire al fine di ridurre, anche decisamente, il rischio sismico".
"Verso una ottimizzazione delle risorse per la riduzione del rischio sismico" - I problemi di vulnerabilità sismica del patrimonio immobiliare italiano chiaramente non sono limitati ai soli edifici storici, basti pensare anche alle costruzioni edificate nel secolo scorso in epoche precedenti all’entrata in vigore delle leggi e norme più moderne, dal 1971/1974 in poi. Differenti per tipologia e tecnica costruttiva e materiali, tali costruzioni presentano spesso elevati livelli di vulnerabilità alle azioni sismiche.
"Gli interventi di adeguamento antisismico sono, in linea teorica, fattibili, - spiega Salvatore -, d’altro canto esistono problematiche difficilmente superabili connesse ai costi, ai tempi e, spesso, all’impatto degli interventi necessari sulla costruzione. Occorre quindi utilizzare un approccio generale di diverso tipo, direi a livello territoriale, sì da ottimizzare le risorse disponibili perseguendo una riduzione complessiva del rischio sismico mediante interventi di miglioramento diffusi sulle costruzioni ove risulti necessario, minimizzando globalmente il rapporto costi/benefici."
Verso una classificazione sismica degli edifici - "E' necessario - spiega Salvatore -lavorare sulla consapevolezza del rischio: la risposta emotiva e immediata ai terremoti spesso svanisce in un arco temporale piuttosto breve. Occorre invece ridurre, con interventi sistematici ed organizzati nel tempo, il rischio sismico del nostro patrimonio edilizio. In questa direzione va anche una possibile classificazione sismica degli edifici ".
La classificazione sismica degli edifici è un progetto su cui si è al lavoro da tempo sì da produrre, faccio un esempio, qualcosa di analogo a quanto già esistente a livello energetico. In effetti oggi chi acquista un immobile o entra in un edificio pubblico non sa cosa sta accettando a livello di rischio sismico. Una classificazione sismica consentirebbe invece di avere consapevolezza del rischio connesso ad una costruzione o ad un certo patrimonio immobiliare, fornendo indicazioni importanti su quanto necessario per ridurne l’entità.
"La classificazione sismica degli edifici - conclude Salvatore - è chiaramente un progetto articolato che va sviluppato con la dovuta attenzione, basti pensare alle potenziali conseguenze sul mercato immobiliare; ciò nonostante è anche la base da cui partire per poter effettivamente prendere consapevolezza e migliorare la qualità del nostro costruito da questo punto di vista".