Laura Speranza parla dopo le polemiche suscitate dalla notizia dell'assegnazione di un'abitazione dell'Aler
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"Non abbiamo avuto nessun favoritismo". Così Laura Speranza, moglie di Stefano Tacconi, colpito tre anni fa da un aneurisma celebrale, cerca di spegnere le polemiche suscitate dalla notizia dell'assegnazione all'ex portiere della Nazionale di una casa popolare a Milano. "Non abbiamo avuto nessun favoritismo - spiega la donna -. Sono stata io a decidere di presentare la domanda, insieme a mio figlio maggiore Andrea. Avevamo tutti i requisiti, siamo risultati primi della lista anche perché è stata riconosciuta la disabilità totale".
In particolare, ha suscitato clamore il fatto che dopo l'assegnazione di un primo alloggio Aler nell'hinterland milanese, in tempi da molti ritenuti "stranamente brevi", sia stata ottenuta una nuova casa nella periferia della città lombarda. Per Speranza nessuna anomalia, come ha raccontato al "Corriere della Sera". "Dove abitavamo prima c’erano quattro rampe di scale. Stefano si muoveva solo in carrozzina, abbiamo capito che sarebbe stata una cosa lunga. Ancora adesso la usa per i tratti più lunghi, altrimenti si sposta con le stampelle. L’ascensore era al primo piano, c’era ancora una rampa di scale da fare", mentre adesso la famiglia vive in un appartamento al sedicesimo piano, ma dove "non ci sono scalini".
"Nella vita si attraversano momenti di fragilità, ci sono dei frangenti in cui non c’è troppo tempo per pensare, bisogna solo darsi da fare - ha poi raccontato Speranza, parlando del momento difficile vissuto dopo l'aneurisma del marito -. Con mio figlio Andrea abbiamo preso la decisione di trasferirci senza dire niente a Stefano, per le sue condizioni e per non dargli troppe preoccupazioni. Non sapevo come l’avrebbe presa, avevo paura che dopo la malattia fosse preso dallo sconforto, dalla depressione. Invece la cosa che più mi ha colpito è che uscito dall’ospedale e ci ha ringraziato di tutto quello che avevamo fatto. Lo ripeto sempre, lui ha la stoffa del campione, non è uno che si piange addosso, nessuna situazione gli fa paura. È uno spirito che ha trasmesso anche a noi. Standogli sempre accanto gli abbiamo dato forza, essere uniti ci ha permesso di andare avanti".