Assolto da tutte le accuse l'ex fidanzato Marco Venturi, che era stato l'ultima persona a vedere viva Carlotta Benusiglio
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La Cassazione, nelle motivazioni della sentenza con cui l'8 maggio scorso ha chiuso definitivamente, dopo anni, il caso della morte di Carlotta Benusiglio, la stilista 37enne trovata impiccata con una sciarpa a un albero a Milano nel 2016, spiega che fu un "suicidio". La Suprema Corte ha assolto da tutte le accuse l'ex fidanzato Marco Venturi, che era stato l'ultima persona a vederla viva quella notte e con il quale la donna aveva avuto l'ennesimo litigio. Nel processo di primo grado per omicidio volontario, contestato dalla Procura che chiese 30 anni, Venturi era stato condannato dal gup a 6 anni di reclusione per "morte come conseguenza di altro reato", ossia un ipotizzato stalking che l'uomo avrebbe portato avanti negli anni nei confronti della stilista. I
Non c'è "spazio per considerare quel suicidio come una conseguenza non voluta ma comunque concausata dalla condotta dell'imputato", che non può essere nemmeno qualificata come "persecutoria". E non ci sono elementi neppure per sostenere che "abbia previsto le intenzioni autolesive della vittima". Così la Cassazione. Dalle 27 pagine di motivazioni della prima sezione penale (presidente Giuseppe Santalucia) emerge che la Cassazione conferma, sulla base degli atti e di una perizia effettuate nelle indagini, che si trattò di un "impiccamento suicidiario", non di un omicidio. A carico di Venturi, difeso dall'avvocato Andrea Belotti, non è "configurabile nemmeno il reato di morte come conseguenza del delitto di atti persecutori". Su questo fronte nella sentenza di primo grado, spiega la Corte, c'erano solo "letture psicologiche e illazioni", non prove.
Il verdetto della Suprema Corte, che ha rigettato tutti i ricorsi, ha confermato quello della Corte d'assise d'appello milanese che nell'ottobre 2023 ha assolto l'ex compagno da ogni accusa "perché il fatto non sussiste". E non vi fu stalking. Il rapporto tra Venturi e Benusiglio, infatti, scrive la Cassazione riportando "l'argomento di chiusura tranciante della Corte milanese, "non ha mai assunto i caratteri tipici della relazione che si instaura tra lo stalker e la vittima".