LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE

Strage bus Avellino, definitiva per Castellucci la condanna a 6 anni per disastro e omicidio colposi

Il disastro risale al 28 luglio 2013, quando un autobus precipitò dal viadotto dell'Acqualonga causando la morte di 40 persone

12 Apr 2025 - 13:34

È definitiva la condanna a sei anni per l'ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci, in relazione al procedimento legato alla strage del 28 luglio del 2013. In quell'occasione, un autobus precipitò dal viadotto dell'Acqualonga nella zona di Monteforte Irpino, ad Avellino, causando la morte di 40 persone. La decisione è stata presa dai giudici di Cassazione. L'ex dirigente, che è stato condannato per disastro colposo e omicidio colposo, è pronto a costituirsi. 

I giudici hanno fatto passare in giudicato anche le condanne per gli altri dirigenti della società e dipendenti del Tronco. Pena a 9 anni per il proprietario del bus, Gennaro Lametta, e la condanna a 4 anni per l'allora dipendente della motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola.

La strage del bus di Avellino precipitato dal viadotto

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Al vaglio dei supremi giudici si è arrivati dopo che la Corte di Appello di Napoli, nel settembre del 2023, aveva inflitto sei anni a Castellucci che in primo grado era stato assolto.Il terribile incidente si verificò intorno alle 20:30 di una domenica d'estate nella quale, dopo alcuni giorni in gita nei luoghi di Padre Pio, una comitiva di famiglie e amici stava tornando a casa a Pozzuoli. Mentre percorreva la discesa dell'A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino, il bus guidato da Ciro Lametta, fratello del proprietario dell'agenzia Mondo Travel che aveva organizzato il viaggio, cominciò a sbandare dopo aver perso sulla carreggiata il giunto cardanico che garantisce il funzionamento dell'impianto frenante.

Il bus percorse un chilometro senza freni

  Dopo aver percorso un chilometro senza freni, ondeggiando a destra e sinistra, tamponando le auto, una quindicina, che trovava sul percorso, l'autista del bus - un mezzo che aveva percorso oltre un milione di chilometri - nel tentativo disperato di frenare la corsa si affiancò alle barriere protettive del viadotto Acqualonga che cedettero facendo precipitare il pullman nel vuoto da un'altezza di 40 metri. Trentotto persone morirono sul colpo, due nei giorni successivi. Dieci i superstiti. L'inchiesta portò al rinvio a giudizio di 15 persone, 12 delle quali dirigenti ed ex dirigenti di Autostrade per l'Italia, per omicidio colposo, disastro colposo ed altri reati. 

Era necessaria la sostituzione delle barriere

  Per quanto riguarda Castellucci ed altri dirigenti di Aspi l'accusa era in sostanza di aver violato le norme che garantiscono la circolazione autostradale in condizioni di sicurezza e di non aver provveduto alla riqualificazione dell'intero viadotto dell'A16 con la necessaria sostituzione delle barriere. La tesi degli inquirenti, infatti, è sempre stata che se quelle barriere protettive fossero state a norma il bus non sarebbe finito di sotto.

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