La relazione del magistrato all'inaugurazione dell'anno giudiziario: "Le divisioni tra innocentisti e colpevolisti minano la qualità dei provvedimenti"
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"L’eccessiva pressione mediatica sicuramente complica il lavoro del magistrato e lo trascina in un ambiente dove sono necessari competenze e strumenti estranei alla sua formazione e alla sua stessa funzione”, in questo passaggio del suo discorso all'inaugurazione dell'anno giudiziario, il procuratore generale di Milano Francesca Nanni ha fatto un implicito riferimento a casi giudiziari come quello della Strage di Erba.
“La condizione indispensabile per lo svolgimento del delicatissimo compito dei magistrati” è “la libertà dai condizionamenti” ricorda Nanni. "In un periodo storico in cui la ricerca immediata di consenso, con sempre immanente rischio di improvviso ribaltamento delle posizioni, condiziona non solo la vita quotidiana ma anche le forme più articolate di organizzazione sociale, quelle economiche come quelle politiche, il pericolo è un senso di disorientamento, di confusione anche nel campo del diritto che rischia di intaccare il delicatissimo rapporto fra chi amministra giustizia e coloro in nome dei quali la stessa giustizia è amministrata con conseguenze assai gravi e che comunque vanno ben oltre le limitate aspettative dei singoli e delle varie categorie interessate" - ha aggiunto il magistrato.
"Quando in un processo mediatico l'opinione pubblica si divide fra innocentisti e colpevolisti su qualche clamorosa vicenda di cronaca, ciò in genere non avviene sulla base di elementi processuali a carico dell'imputato o a suo favore raccolti e valutati osservando specifiche norme, ma per impressioni di simpatia o antipatia o, peggio, per adesione ideologica e il clima generale rischia di influenzare negativamente la qualità degli stessi provvedimenti giudiziari" - ha concluso Francesca Nanni.