L'autore del triplice omicidio ha parlato di un "atto di emancipazione", non legato a problemi specifici con la famiglia. "Si è pentito e prova dolore", ha affermato l'avvocato aggiungendo che "ha chiesto di vedere i nonni"
Nuove dichiarazioni del 17enne che, a Paderno Dugnano, ha confessato di aver ucciso, nella notte tra sabato e domenica, il padre, la madre e il fratello di 12 anni. "Vivevo questo disagio, un'angoscia esistenziale, ma non pensavo di arrivare a uccidere, non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo", ripete a chi lo sta incontrando in queste ore nel centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria. Ha ricevuto la visita del suo legale di fiducia Amedeo Rizza. "È provato, sta prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto, anche se non riesce a darsi una spiegazione", ha detto l'avvocato. Il cappellano del Beccaria: "Si è confessato e ha pianto".
L'avvocato, dopo aver incontrato il ragazzo nel carcere minorile milanese, ha spiegato che il giovane ovviamente "sta sempre più prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto", anche se ancora non riesce a darsi una "spiegazione". Racconta che viveva "questo disagio, questa angoscia", ma che "mai" avrebbe pensato che potesse portarlo "ad uccidere". Bisognerà capire, secondo il legale, anche attraverso accertamenti psicologici e psichiatrici, "cosa sia scattato in lui quella sera".
Durante l'ultimo interrogatorio, avuto oggi (3 settembre), il 17enne ha parlato di una sorta di atto di "emancipazione", inquadrando in qualche modo meglio rispetto al primo interrogatorio le ragioni del gesto. Il ragazzo avrebbe fornito un quadro più preciso del suo "malessere" e della sua volontà di essere "libero" anche dalla famiglia, anche se non "imputa" a genitori e fratello fatti specifici. Sarà interrogato dal gip giovedì alle 10.30. Intanto, la Procura ha chiesto la convalida dell'arresto e la custodia cautelare nel carcere minorile Beccaria per omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione.
L'avvocato ha poi aggiunto che il suo assistito ha chiesto di vedere i nonni. "È provato, è consapevole di quanto successo, oggi più di tre giorni fa, e sa che non può tornare indietro - ha ribadito -. È dispiaciuto di non poter tornare indietro. Ora dobbiamo capire perché l'ha fatto, se c'è un perché. Tutta la famiglia è vicina al ragazzo, il nonno soprattutto che lo sta seguendo e ha interesse a tutelare suo nipote. Vuole aiutarlo".
"Ovvio che si è pentito - ha evidenziato l'avvocato -, prova dolore per le vite che non ci sono più". Il legale ha poi comunicato che è stato deciso di nominare un tutore legale, così come previsto dalla legge. "Non è un parente - ha osservato - ma un collega" avvocato. "I parenti in questo momento hanno un doppio ruolo - ha proseguito - il nonno dell'indagato è anche il padre di una delle vittime, è incompatibile".
"Appena mi ha visto, ha voluto subito confessarsi. Ho trovato un ragazzo fragile, chiaramente provato ma molto lucido e in grado di comunicare". Lo ha detto il cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, don Claudio Burgio, raccontando in un'intervista a Famiglia Cristiana il primo incontro con il 17enne. "Mi ha detto: 'Tu sei quello di 'non esistono ragazzi cattivi', e poi l'ho confessato. È stato un incontro molto intenso". Il sacerdote ha quindi proseguito spiegando che "quello che ho percepito, e che riscontro in tanti ragazzi che vivono con me in comunità, è che c'è un vuoto interiore profondo. Molti di questi adolescenti hanno domande molto forti sul perché del dolore e della sofferenza ma sono analfabeti dal punto di vista emotivo". E anche il 17enne è un giovane con "un dolore profondissimo che non riesce a decifrare e a vivere".
Lunedì il procuratore della Repubblica per i minorenni, Sabrina Ditaranto, aveva spiegato in conferenza stampa che "non c'è un movente" all'origine del triplice omicidio, ma che il "giovane vive un suo disagio, un suo malessere, un pensiero di uccidere non legato alla famiglia".