Scade l'ultima possibilità per cedere il credito dei lavori edilizi effettuati nel 2023: cosa bisogna sapere
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Ultime ore per presentare le domande per la cessione del credito del Superbonus e dei bonus edilizi. La scadenza è domani 4 aprile. Chi non presenterà la domanda, non avrà più altre possibilità per cedere i crediti oppure ottenere lo sconto in fattura. Infatti, il Consiglio dei Ministri del 26 marzo ha approvato il decreto legge in materia di agevolazioni fiscali con il quale viene meno l’ulteriore chance di remissione in bonis entro la scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi 2024.
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La scadenza per le comunicazioni di cessione del credito era stata inizialmente fissata per il 16 marzo. Poi un provvedimento dell'Agenzia delle Entrate, pubblicato il 22 febbraio, ha spostato in avanti la data: la scadenza è stata fissata per il 4 aprile. Ora non ci sarà più alcuna possibilità di dilazionare le richieste: chi non presenterà la domanda entro domani, non ne avrà più possibilità. Lo stesso vale per chi, pur avendo rispettato tutti i altri criteri previsti dalla legge, ha fatto un errore o non ha comunicato all'Agenzia delle entrate la sua decisione di avere lo sconto in fattura o di cedere il credito riguardante i lavori effettuati nel 2023. Chi non invierà le comunicazioni di cessione del credito entro il 4 aprile, non potrà più accedere a questa agevolazione.
La scadenza di giovedì 4 aprile interessa i contribuenti che nel corso del 2023 hanno sostenuto spese per lavori in casa per i quali è ancora ammessa la cessione del credito. Interessa anche i beneficiari delle detrazioni riferite alle spese sostenute nel 2020, 2021 e 2022 ai fini della cessione delle rate non ancora fruite.
La data del 4 aprile è un appuntamento importante. Infatti, è l'ultima possibilità che hanno tutti coloro che vogliono monetizzare le detrazioni fiscali perché, essendo incapienti e non avendo Irpef sufficiente per assorbire la quota annua spettante, non possono fruire dei bonus edilizi nella dichiarazione dei redditi. Ma è anche l'ultima possibilità per chi ha effettuato i lavori in casa pensando di scontarli in fattura o di ottenere la cessione del credito - come per esempio nel caso del Superbonus - di non dover pagare l'intera quota e poi aspettare le detrazioni nella dichiarazione dei redditi.
Bisogna inviare le comunicazioni di cessione del credito o sconto in fattura accedendo alla propria area riservata sul sito dell’Agenzia delle Entrate. A questo punto, basta cliccare sulla scritta “Comunicazioni opzioni per interventi edilizi e Superbonus” e compilare la richiesta. La comunicazione va inoltrata entro il termine ultimo del 4 aprile e i crediti ceduti saranno visibili nel Cassetto Fiscale del beneficiario entro il giorno 10 del mese successivo, ai fini dell’accettazione e conseguentemente dell’utilizzo in compensazione.
Chi non effettuerà l'invio entro il termine ultimo del 4 aprile non avrà più possibilità di chiedere la cessione del credito. Infatti, dopo una discussione durata mesi, e dopo diverse anticipazioni sulla volontà di mettere uno stop al Superbonus 110%, durante il Consiglio dei ministri del 26 marzo scorso, il Governo ha adottato un nuovo provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che pone fine alla possibilità di sanare la mancata comunicazione mediante la remissione in bonis. Una cosa quest'ultima che poteva essere fatta fino allo scorso anno. In pratica, chi non presentava la domanda entro il termine della scadenza, o incorreva in un eventuale ritardo nell'invio della comunicazione, poteva rimediare alla sua dimenticanza mediante la remissione in bonis, dietro pagamento di una sanzione di 250 euro. Ora questo non è più possibile.
Il decreto ha previsto anche il blocco alla cessione del credito per chi ha inviato la comunicazione di inizio lavori, cioè la Cila, in tempo utile (entro il 16 febbraio 2023), ma poi non ha effettuato i pagamenti. Bisogna regolarizzare subito la mancata o errata comunicazione. Lo prevede l'articolo 3 del decreto. Ma per farlo bisogna essere in possesso delle fatture che documentano le spese sostenute per l'avvio dei lavori. Si prevede, dunque, che in tanti si troveranno in difficoltà, poiché molti lavori sono stati avviati senza avere effettuato alcun pagamento: una pratica diffusa, dal momento che i lavori venivano finanziati con la "moneta fiscale" garantita dagli sconti del superbonus.
Così come precisato in un comunicato stampa diramato dal Governo in seguito delle proteste che hanno preceduto e seguito il decreto del 26 marzo, lo stop alla remissione in bonis è motivato dalla necessità di acquisire l'”ammontare complessivo delle opzioni esercitate e delle cessioni stipulate”. Chi entro il 4 aprile non presenterà la domanda di cessione del credito, avrà come unica possibilità l’utilizzo diretto della detrazione delle spese sostenute in sede di dichiarazione dei redditi. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha anche spiegato che quella di bloccare la cessione del credito è stata una scelta obbligata per salvaguardare i conti pubblici.
Lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito non si applica agli interventi di recupero degli immobili danneggiati dai terremoti in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Lo ha previsto il decreto, dove però si precisa che la deroga "trova applicazione nel limite di 400 milioni di euro per l'anno 2024, di cui 70 milioni per gli eventi sismici verificatesi il 6 aprile 2009".
Il commissario straordinario alla ricostruzione post sisma, Guido Castelli, ha scritto una lettera ai sindaci del cratere sismico nella quale afferma: "Sono già a lavoro per sostituire il 110% con un aumento del contributo parametrico". Ha anche spiegato che "la somma di 330 milioni che ho personalmente indicato al Mef, quale provvista necessaria per il periodo aprile-dicembre 2024, è assolutamente sufficiente al nostro fabbisogno".
Il cuore del decreto riguarda il blocco della cessione dei benefici fiscali riguarda anche il terzo settore e le cooperative di abitazione a proprietà indivisa. Inoltre, potrebbe avere un effetto retroattivo su chi, pur avendo presentato la Cila entro il 16 febbraio del 2023, non ha sostenuto ancora alcuna spesa entro il 30 marzo 2024.
Introdotto con il Decreto Rilancio n.34/2020, convertito in Legge n. 77/2020, il Superbonus 110% ha permesso di realizzare interventi edilizi per il miglioramento energetico degli edifici già esistenti (Ecobonus) e per la messa in sicurezza dal rischio sismico (Sismabonus), ottenendo uno sconto fiscale del 110%. Lo sconto è rimasto tale fino a tutto il 2022, poi è passato al 90%. Dal 2024 il rimborso è sceso al 70%. Questa agevolazione ha, infatti, provocato un extradeficit di 39 miliardi rispetto alle stime. Si è calcolato che, dal luglio del 2020 alla fine di febbraio del 2024, il Superbonus 110% è costato alle casse dello Stato circa 114 miliardi di euro, quasi 2mila euro per ogni residente in Italia. Tuttavia, per diverse ragioni è ancora difficile capire come evolverà la spesa nei prossimi anni. Solo negli ultimi mesi il suo impatto sui conti pubblici per il 2023 è stato rivisto al rialzo tre volte. Impossibile capire al momento quanto il Superbonus del 110% sarà costato effettivamente allo Stato una volta esaurito: per saperlo bisognerà aspettare i calcoli che verranno fatti solo alla fine.