Morte Papa Francesco, diffuse le prime foto della salma di Bergoglio
© AFP PHOTO / VATICAN MEDIA
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Una pratica moderna che consente ai fedeli di porgere l'ultimo saluto mantenendo intatta la dignità del pontefice, lontana dalla mummificazione e dai rischi del passato
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Migliaia di persone sfileranno davanti al feretro di Papa Francesco. Per la fede cattolica, poter vedere il Papa anche dopo la morte non è solo un rito: è un gesto carico di spiritualità e gratitudine. Ecco perché, in Vaticano, viene eseguita la tanatoprassi: per permettere a ogni fedele di vivere questo momento con serenità, senza che la morte cancelli del tutto l'immagine di colui che ha guidato la Chiesa. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, la tanatoprassi non è una mummificazione. Non c'è nulla di antico o esotico nel trattamento che ha ricevuto il corpo del pontefice. Non si tratta di svuotare il corpo o conservarlo per l'eternità, come facevano gli Egizi, ma di un procedimento moderno, temporaneo, rispettoso. L'obiettivo non è creare una reliquia, ma mantenere un aspetto dignitoso e sereno per alcuni giorni, il tempo necessario perché il mondo possa congedarsi.
La tanatoprassi è una tecnica di conservazione dei corpi utilizzata soprattutto per l'esposizione pubblica delle salme. La pratica, regolata in Italia da una legge del 2022, è un'evoluzione moderna dell'imbalsamazione e si differenzia per l'uso di prodotti meno invasivi e più rispettosi del corpo umano. Consiste in un trattamento igienico-conservativo che rallenta i processi di decomposizione, permettendo di mantenere l'aspetto naturale del defunto per diversi giorni, senza ricorrere al congelamento o a trattamenti estremi. Nel caso di figure pubbliche, come i pontefici, la tanatoprassi è fondamentale per consentire ai fedeli di rendere omaggio in modo dignitoso, specialmente durante l'esposizione del corpo in Vaticano. Il trattamento prevede l'iniezione di sostanze conservanti, la disinfezione completa del corpo, il trucco correttivo e la sistemazione delle mani e del viso, per garantire un aspetto sereno e composto.
Dopo la morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025, il suo corpo è stato sottoposto alla procedura di tanatoprassi in vista dell'esposizione pubblica nella Basilica di San Pietro. Il trattamento è stato eseguito secondo protocolli rigorosi, nel rispetto delle normative italiane e vaticane che evita l'utilizzo di tecniche invasive e consente di preservare le caratteristiche estetiche del volto. Il corpo di Papa Francesco, grazie alla tanatoprassi, potrà restare esposto per diversi giorni, consentendo un omaggio collettivo e solenne da parte della comunità cattolica e non solo fino al giorno del funerale.
L'uso della tanatoprassi (o di tecniche simili) non è nuovo nella storia della Chiesa cattolica. Nel corso dei secoli, i pontefici hanno spesso ricevuto trattamenti conservativi per motivi sia religiosi che pratici, legati all'esposizione del corpo e ai lunghi tempi delle cerimonie funebri. Prima dell'introduzione della tanatoprassi moderna, si ricorreva all'imbalsamazione, una procedura molto più invasiva che prevedeva la rimozione degli organi interni e l'uso di sostanze come la formalina o l'alcool. Tuttavia, la Chiesa ha sempre mostrato una certa sensibilità verso la dignità del corpo, motivo per cui oggi si preferiscono trattamenti più rispettosi e meno aggressivi. L'obiettivo resta lo stesso: garantire che il corpo del Papa possa essere esposto per il tempo necessario affinché milioni di fedeli possano porgere l'ultimo saluto.
Alcuni osservatori hanno notato la presenza di un livido evidente sul volto di Papa Francesco, visibile durante l’esposizione pubblica del corpo. Si tratta di una possibile ecchimosi post-mortem, un fenomeno che può verificarsi naturalmente dopo il decesso, soprattutto se il corpo è stato spostato o posizionato in un determinato modo prima del trattamento di tanatoprassi. Tali segni non sono rari e non indicano violenze o eventi traumatici, ma sono il risultato di processi biologici normali, come il ristagno del sangue nei tessuti. I tanatoprattori possono attenuarli con trucco correttivo, ma in alcuni casi – specie se il trattamento avviene rapidamente per motivi cerimoniali – possono rimanere visibili. Anche in questo, il corpo del Papa è stato testimone della sua umanità.
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Uno dei casi più emblematici e drammatici nella storia dei trattamenti post-mortem dei papi è quello di Papa Pio XII. Deceduto nel 1958, il suo corpo fu sottoposto a un processo di imbalsamazione rudimentale, che portò a conseguenze disastrose. Secondo numerose testimonianze dell'epoca, il trattamento fu eseguito da un medico che utilizzò una tecnica sperimentale con l'impiego di sostanze chimiche non adeguate. Il risultato fu che il corpo del pontefice andò incontro a una decomposizione accelerata, con effetti visibili già dopo poche ore: la pelle si gonfiò, si annerì e si spaccò in alcuni punti. Questo episodio provocò un forte imbarazzo in Vaticano e segnò un punto di svolta nella gestione dei corpi papali. Il caso di Pio XII è ancora oggi citato come esempio di ciò che può accadere quando le tecniche non sono eseguite correttamente. Per questo motivo, con l'evoluzione della tanatoprassi moderna, si è deciso di affidare i trattamenti a professionisti certificati e di adottare protocolli scientificamente validati.