La protesta è culminata nella manifestazione a Roma. Minacciato un nuovo sciopero di 48 ore a ridosso delle elezioni
E' terminato alle 22 lo sciopero nazionale dei taxi organizzato dai sindacati, che a Roma hanno indetto la loro manifestazione di protesta in piazza San Silvestro. "È fondamentale la partecipazione di tutta la categoria, per contrastare l'uso illegittimo delle autorizzazioni da noleggio e salvaguardare la propria autonomia e indipendenza dalla schiavitù degli algoritmi e delle multinazionali", hanno spiegato Fast-Confsal taxi, Satam, Tam, Usb-taxi, Unica-Filt Cgil, Claai, Uritaxi, Uti, Unimpresa, Orsa-taxi, Ugl-taxi, Federtaxi-Cisal, Sitan Atn, Unione Artigiani. Secondo le sigle l'adesione allo sciopero è stata pressoché totale in tutta Italia "con l'astensione dal lavoro di più del 90% dei conducenti delle auto bianche". La categoria minaccia uno sciopero di 48 ore a ridosso delle elezioni.
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E' stata un'impresa molto difficile trovare un taxi per l'intera giornata in tutta Italia. Lo sciopero è culminato nella manifestazione di Roma. Un'astensione dal lavoro, il cui ultimo precedente risaliva al luglio 2022, che ha messo d'accordo praticamente tutti i sindacati e le sigle, tranne il 3570 di Loreno Bittarelli.
"Lunedì avremo un incontro con un rappresentante del governo - dicono i rappresentanti sindacali -: se l'interlocuzione non sarà positiva, attesi i tempi tecnici, siamo pronti a scioperare di nuovo per 48 ore, a ridosso delle elezioni europee".
I tassisti chiedono al governo regole certe per il settore e la loro intenzione è quella di spiegare le loro ragioni ai cittadini, distribuendo volantini. "La nostra non è e non deve sembrare una difesa corporativa, abbiamo deciso di scendere in piazza anche a tutela dell'utenza", ha sottolineato il responsabile nazionale di Ugl taxi, Alessandro Genovese. "Oggi gli utenti possono contare, infatti, su tariffe certificate; domani, senza decreti attuativi adeguati e quindi senza regole, non è detto: se cresce la domanda di servizi taxi e Ncc gli algoritmi delle multinazionali vanno alle stelle. In situazioni di emergenza o per calamità naturali, i prezzi, come abbiamo visto, sono lievitati anche del 400%. A febbraio i ministri Urso e Salvini ci avevano convocato per definire i decreti attuativi adeguati con l'impegno di approvarli entro aprile. Ma alcuni incontri al Mise, dove è stato ricevuto il vice presidente di Uber Tony West, e alcune dichiarazioni ai question time, ci hanno dato l'impressione che tutto sia fermo, mentre a causa delle multinazionali che operano nelle grandi città la deregolamentazione è sotto gli occhi di tutti".
Il coordinatore dell'Usb, Riccardo Cacchione, spiega che "l'atteggiamento complessivo della maggioranza in questo ultimo periodo ha fatto scattare il nostro allarme. Le interferenze che Uber ha imposto alla politica non sono una novità, e quindi quello che è a tutti gli effetti uno stop al confronto e un rimpallo tra diversi ministeri ci impone di andare direttamente a un confronto con il presidente del Consiglio Meloni. Chiediamo con forza che la maggioranza concluda il confronto con la nostra categoria e chiediamo che i decreti attuativi adeguati, fermi da ormai cinque anni nei ministeri Sviluppo Economico e Trasporti, che definiscono le regole e vincoli a tutela del trasporto pubblico, vengano al più presto approvati".
Incalza il segretario nazionale di Cgil Taxi, Nicola Di Giacobbe: "Scioperiamo per chiedere al governo di scrivere e approvare decreti che servano ad attuare lo spirito della legge quadro di settore, non a capovolgerlo per accogliere le pressioni di chi vuole fare profitto con la mobilità". Ma le associazioni dei consumatori parlano di "sciopero inutile" che serve solo "a mantenere privilegi di casta".