"Non piangete perché vi ho lasciati, sorridete poiché mi avete conosciuto e vissuto", ha aggiunto
Un 40enne di Termoli (Campobasso), Davide Macciocco, si è recato in Svizzera per il suicidio assistito. Tetraplegico da 20 anni, in seguito a un tuffo dal trabucco della cittadina molisana che gli danneggiò irrimediabilmente la colonna vertebrale, ha comunicato la sua scelta e le ragioni che l'hanno spinto al fine vita medicalmente assistito in un lungo post sui social. "Amo la vita ed ecco perché oggi la voglio abbandonare. Quella che attualmente ho vissuto poteva andare anche bene, ma in un futuro prossimo so che sarà intollerabile per me", ha sottolineato Macciocco.
Il tuffo - La vita di Macciocco, come lui stesso ha raccontato nel post, è cambiata per sempre domenica 5 luglio 2003 quando, dopo una serata in discoteca con la ragazza e gli amici, ha deciso di fare il classico bagno all'alba al molo vecchio di Termoli con un tuffo dal trabucco. "Mi sono tuffato di testa da un'altezza di circa sei metri. L'acqua quella mattina era alta più o meno un metro e mezzo. L'ultimo ricordo che ho di quel giorno è che ho detto a Marianna (la sua ragazza, ndr) che non mi sentivo più le braccia e le gambe. Dopo un primo intervento all'ospedale di Termoli mi hanno portato d'urgenza in elicottero a Pescara dove sono stato operato. L'impatto con la sabbia aveva rotto la quarta e la quinta vertebra della colonna cervicale. Dopo 5 giorni di coma farmacologico, mi sono svegliato", ha aggiunto Davide. Tetraplegia completa dovuta alla lesione midollare C4-C5 la diagnosi, per la quale ha subito lunghi periodi di ricovero.
Il post incidente - "Nei primi anni dopo l'incidente ho vissuto più o meno tranquillamente questo handicap, nonostante fosse intollerabile visto il mio carattere e per il mio modo di vivere. Pensavo di essere l’unico ad avere una sorte così avversa ma, quando mi sono ricoverato a Montecatone per la riabilitazione, ho visto che il mio destino era lo stesso di tantissimi altri giovani: chi con un tuffo, chi con incidente in motocicletta o altri incidenti simili. Negli anni successivi ho vissuto sempre in modo confortevole in casa con miei genitori. Due santi che hanno lavorato una vita per offrirci tutto quello che abbiamo avuto e che abbiamo ancora. Ho due fratelli fantastici, affettuosi con i quali sono andato sempre d'accordo, ho un cucciolo, Djanco, un amore di cane", ha proseguito l'uomo.
"Ho continuato a fare fisioterapia per 20 anni. L'ho presa abbastanza bene all'inizio, poi mi sono reso conto che di punto in bianco ero paralizzato dal collo in giù, su una sedia a rotelle senza muovere né braccia né gambe e neanche un dito. Io che ero iperattivo e veramente non stavo un secondo fermo. Con me ti potevi ritrovare a prendere un aperitivo a un bar di Termoli, dopo un'ora ritrovarti a Pescara, o dopo tre ore a Riccione a divertirsi. I miei familiari e amici mi hanno trattato sempre come il Davide che ero. Tutto il necessario per farmi stare bene o felice sia con loro che con gli amici non è mancato mai", ha continuato.
La decisione - Macciocco si è dato da fare nonostante tutto: "In questi anni non sono stato con le mani in mano. Dal 2018 sono diventato agente sportivo di due network, Fantasyteam e SportitaliaBet. Il mio corpo era bloccato, ma la mia mente correva. Con il passare degli anni, però, la vita è andata peggiorando moralmente e fisicamente senza cercare mai di far pesare questo ad altri. Mi sono rivolto a Dignitas nei primi mesi di maggio del 2022 per la richiesta di di accomapgnamento alla morte volontaria nel momento in cui reputavo più opportuno. Penso che la vita sia vita quando si può vivere liberamente sia fisicamente che mentalmente. Dipendere totalmente dagli altri anche per un semplice gesto come fumarsi una sigaretta è difficile, non c’è libertà, nessuna autonomia nonostante la mia famiglia abbia sempre assecondato ogni mio desiderio e capriccio. Stare giorni interi con continui dolori e continuare a dire 'sì va tutto bene' è una maschera che non riesco più ad indossare.
"Ho incominciato anche a capire che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci. La vita è un diritto, non un obbligo. Ciò che conta è vivere con dignità, con decoro e senza paura. Il mio futuro so per certo che non sarebbe vita ma sopravvivenza fatta anche di solitudine e di dolori fisicamente intollerabili. I farmaci ovviamente ti aiutano ma con il passare degli anni i dolori comunque sono sempre più resistenti alla terapia. La vita è preziosa solo perché ha una fine. L'uomo è fatto per dominare la vita non per esserne schiavo", ha poi dichiarato.
L'appello - Nelle sue ultime volontà Davide ha precisato: "Questa lettera è rivolta anche alle istituzioni italiane affinché non venga preso nessun provvedimento giudiziario nei confronti di chi mi ha semplicemente accompagnato, o meglio dato un passaggio. Se c'è qualcuno da giudicare, quelli sono i politici e il fatto che trovino difficile legiferare sulla morte volontaria assistita". Ai genitori, parenti e tanti amici dice: "Non piangete perché vi ho lasciati, sorridete poiché mi avete conosciuto e vissuto. Sto per affrontare il mio ultimo viaggio. Forse dopo la morte sarai ciò che eri prima della tua nascita! Forse solo assenza di esistenza o forse un'altra grande avventura. Per me tutto molto improbabile, ma possibile. Io vado via in totale serenità e sognando. Ciao, ciao".