Secondo l'accusa i lavori erano affidati a imprese prive di requisiti tecnici o certificazioni antimafia
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C'e' anche il dirigente della Protezione Civile delle Marche Davide Piccinini tra i 35 indagati dell'inchiesta della Procura di Ancona sui subappalti delle casette per i terremotati nelle Marche: lavori affidati secondo l'accusa a imprese prive di requisiti tecnici o certificazioni antimafia o non iscritte alla white list. È lo scenario delineato dal pm Irene Bilotta, che ha chiuso le indagini inviando il relativo avviso a 20 persone e più 15 imprese.
A Piccinini, sempre in prima fila nell'emergenza che ha colpito il Centro Italia nel 2016, è arrivata la solidarietà del capo della Protezione Civile nazionale, Angelo Borrelli: "Alle strutture regionali è stato richiesto un impegno enorme, talvolta superiore ai mezzi e alle risorse umane disponibili". Con Piccinini, soggetto attuatore su delega della Regione, sono indagati il presidente del Consorzio Arcale Giorgio Gervasi, i dirigenti dell'Erap Stefano Stefoni, responsabile unico del procedimento, Lucia Taffetani,direttore dell'esecuzione, oltre ai titolari di varie imprese. In mancanza dei requisiti, se ne sarebbe attestata falsamente la sussistenza per ottenere l'affidamento dei lavori per un valore complessivo di vari milioni di euro, configurando anche un ingiusto profitto.
In un altro caso, si ipotizza anche un rallentamento doloso dei lavori e la introduzione di una variante, facendo lievitare i costi di oltre 900mila euro su un milione e 922 mila euro previsti. Gli indagati hanno ora venti giorni di tempo per presentare memorie o per chiedere di essere sentiti dagli inquirenti e dare la loro versione dei fatti.
Tra le imprese coinvolte il Consorzio Arcale, il consorzio Gips, la Intech, la Item di Napoli, la Tony Costruzioni di Afragola e altre aziende di tutta Italia: ditte di costruzioni, impiantistica, falegnamerie, forniture di infissi e così via.