Raffaele Salerno: "Siamo agnelli sacrificali, in fabbrica tutto in regola"
© lapresse
"Che vergogna questa storia. Per come è stata gestita dai tribunali. Per la canea che se n'è fatto. Che vergogna, io sono disgustato". Queste le parole di Raffaele Salerno, l'uomo che guidava lo stabilimento della Thyssen nel dicembre del 2007 al momento della tragedia. Il manager si racconta al quotidiano La Stampa, pieno di rabbia, distrutto e indignato per tutto quello che è stato scritto su di lui e su questa storia. Una delle peggiori sciagure sul lavoro della storia del nostro Paese.
"Ma quale responsabilità. Io sono l'ottava vittima di questa storia. L'ottava. E mia moglie che sta lottando contro il cancro è la nona. Anche noi siamo vittime. Ma per noi non c'è pietà. E dire che io non ho fatto nulla di male. Nulla. Questa è tutta una montatura. Dentro alla fabbrica andava tutto benissimo".
Ieri la Suprema Corte ha accolto il ricorso della difesa dei manager imputati per il rogo alla fabbrica dove morirono sette operai e Salerno attacca tutti pieno di rabbia e stupore.
Salerno continua affermando: "Siamo l'agnello sacrificale, siamo i colpevoli di tutto. Io sono condannato come se in Italia non ci fossero mai stati incidenti sul lavoro e la verità è che hanno preso di mira la Thyssen e ci hanno fatto a pezzi. Solo noi siamo stati condannati, solo noi dobbiamo pagare".
Concludendo l'intervista, Salerno parla delle vittime della tragendia e alla domanda se fino ad ora non abbia avuto una sola parola di pietà per i morti, risponde che i morti li "piange in privato, che le emozioni non si esprimono in pubblico" e prega per le vittime ancora oggi, ma che "ci sono cose più grandi di noi".