Lo scorso 2 giugno, la Cassazione lo ha condannato in via definitiva per l'omicidio, ma l'aspirante romanziere è fuggito
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Dal 3 luglio ha fatto perdere le sue tracce Daniele Ughetto Piampaschet, definito dalle cronache lo "scrittore assassino" per aver anticipato in un libro i contorni delll'omicidio di Anthonia Egbuna, prostituta di origine nigeriana con cui aveva avuto una breve relazione, per il quale deve ora scontare 25 anni di carcere. Lo scorso 2 giugno, la Cassazione lo ha condannato in via definitiva ma l'aspirante romanziere torinese si è sempre dichiarato innocente e adesso è fuggito. Le ricerche, fino ad ora, sono state senza esito.
Il delitto - Il corpo di Anthonia Egbuna era stato trovato, con segni di numerose coltellate, il 26 febbraio 2012 sul greto del Po proprio come ne La rosa e il leone, romanzo che Piampaschet aveva scritto e mai pubblicato.
L'iter giudiziario - La sua è stata un'odissea giudiziaria. Assolto in primo grado, Piampaschet era stato condannato in appello a 25 anni e 6 mesi di carcere per omicidio volontario nel 2015. La Cassazione, nel 2016, aveva poi annullato la sentenza e rinviato il caso alla Corte d'assise d'Appello. E così via. Avanti e indietro sino allo scorso 2 giugno, quando è arrivata la condanna definitiva. E l'aspirante romanziere si è dato alla fuga. Quando i carabinieri si sono recati a Giaveno (Torino) per arrestarlo, in casa hanno trovato solo il padre che, forse per proteggerlo, si è scagliato contro un militare ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Processato per direttissima, è stato scarcerato.
Del figlio, invece, non si sa ancora nulla e il telefono è spento da giorni. Le ricerche dei carabinieri sono in corso. Chi lo conosce bene ipotizza che, senza soldi e senza documenti, si sia nascosto in qualche cascinale nei boschi della zona. Gli investigatori e il suo avvocato difensore, Stefano Tizzani, speravano che si costituisse in breve tempo, ma così non è stato.
"L'attesa giudiziaria mi ha cambiato la vita. Ora vivo in campagna con la mia famiglia. Conduco una vita raccolta, sto ristrutturando un casolare e continuo a scrivere", aveva detto Piampaschet, in lacrime, dopo una delle tante sentenze nei suoi confronti. "Sino a che il processo non si concluderà definitivamente, però, non ho prospettive", aveva aggiunto, ribadendo la sua "fiducia nella magistratura".