L'uomo, che ha patteggiato due anni per aver assoldato un bandito per "spezzare le mani" al figlio omosessuale, intervistato da "La Stampa" nega le accuse: "Ho seguito i consigli del mio legale ma è tutto falso"
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Quando il figlio 43enne, chirurgo di successo, gli ha confessato di essere omosessuale, ha perso la testa. Tanto che lui, ingegnere piemontese di 75 anni - sulla sue pagine social fa chiari riferimenti omofobici - è arrivato a pagare un bandito per pedinarlo e "spezzargli le mani". L'aggressione non è mai avvenuta, perché il malvivente non ha accettato l'incarico, ma la vicenda è finita comunque in Procura a Torino. Il padre ha scelto di patteggiare una pena a due anni di reclusione ma continua a negare ogni addebito.
"Pagare qualcuno per spezzargli le mani? No, non è vero niente", afferma. Salvo dire anche: "Ho mandato una persona che poi è sparita". Il patteggiamento, spiega, è arrivato dopo il consiglio del suo legale: "Mi ha detto che anche l'altra figlia sarebbe venuta a testimoniare contro di me, cosa potevo fare?".
Ammette di non aver accettato l'omosessualità del figlio: "Non ero contento, avrei voluto dei nipoti, mi sembra abbastanza normale". Ammette anche di ricordare la foto, comparsa su un giornale di gossip del figlio insieme a un attore famoso in Costa Smeralda, probabilmente la miccia che ha innescato la sua reazione.
Riguardo ai motivi che hanno spinto il figlio chirurgo a denunciarlo tira in ballo il denaro: "E' una questione di soldi, c'è anche di mezzo un testamento". Non spende belle parole nei confronti nei suoi confronti: "E' un megalomane, si crede chissà chi perché fa il dottore, ci parliamo solo per avvocati". Non chiude però la porta a un riavvicinamento: "Un domani, domani, domani". Lo ripete tre volte alla cronista della Stampa, quasi a voler allontanare il momento ma poi ammette: "Sì, gli voglio ancora bene".