Secondo la perizia medico-legale sulla salma, la morte sarebbe avvenuta per strozzamento tra 12 e le 12.30, ma a quell'ora il presunto assassino si era già allontanato dall'abitazione
Vacilla il castello accusatorio nei confronti di Cheik Tidiane Diaw, l'uomo arrestato per l'uccisione - avvenuta l'8 gennaio 2016 a Firenze - della ragazza americana Ashley Olsen. La perizia medico-legale sulla salma della vittima provoca infatti alcuni dubbi e incertezze: la morte sarebbe avvenuta per strozzamento tra 12 e le 12.30, ma a quell'ora il presunto assassino era già uscito dalla casa dove si è consumato il delitto.
A provarlo sono le stesse telecamere che avevano incastrato il senegalese, ripreso insieme ad Ashley dopo averla conosciuta in discoteca e con la quale aveva passato una notte di droga e sesso. Per la Procura gli esiti dell'accertamento non modificano per nulla la ricostruzione degli investigatori, mentre i difensori dell'africano annunciano battaglia di fronte al Tribunale del Riesame.
Per i legali di Cheik Tidiane Diaw, infatti, sarebbe stato un terzo uomo ad aver strangolato la ragazza americana, entrato in casa dopo che il loro assistito si era già allontanato.