Secondo la diocesi, "la Chiesa non ha responsabilità" nel caso della 50enne misteriosamente scomparsa nel 2014 e uccisa da padre Graziano
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"La Chiesa non ha alcuna responsabilità". Con questa motivazione la diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, guidata dall'arcivescovo Riccardo Fontana, ha detto no al maxi risarcimento chiesto dai familiari di Guerrina Piscaglia, la 50enne uccisa da padre Graziano, condannato in via definitiva per omicidio e distruzione di cadavere dalla Cassazione a 25 anni di reclusione. Secondo la diocesi, le condotte del frate congolese sono state "autonome".
Scomparsa nel 2014 - Guerrina Piscaglia era misteriosamente scomparsa il primo maggio 2014 da Ca' Raffaello, frazione del comune di Badia Tebalda (Arezzo). La condanna definitiva di padre Graziano, al secolo Gratien Alabi, frate congolese dell'Ordine dei Premostratensi, era arrivata il 20 febbraio. Attualmente è detenuto a Rebibbia.
La replica della diocesi - Secondo quanto riportato dal Corriere di Arezzo, la diocesi aretina avrebbe risposto con una lettera alla richiesta di uno studio legale romano in cui la famiglia chiedeva il risarcimento. Nella missiva ci sarebbe scritto che in base a interpretazioni del codice civile e del diritto canonico, la Chiesa non aveva un ruolo di "direzione e sorveglianza" sul sacerdote congolese.
"Astenersi da pretese risarcitorie infondate" - L'invito al figlio e al marito di Guerrina (dopo aver indicato altri motivi giuridici che esimerebbero la Diocesi da ogni responsabilità) è quello di "astenersi da pretese risarcitorie infondate", pur esprimendo vicinanza alla famiglia Alessandrini colpita dalla vicenda. Gli avvocati Nicola Detti e Francesca Faggiotto, che assistono il marito Mirco e il figlio Lorenzo, disabile, andranno avanti con l'azione civile. Secondo i legali degli Alessandrini, esistono, infatti, motivi per ritenere responsabile l'istituzione religiosa.