Le ipotesi di reato sono, a vario titolo, omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali. Secondo il procuratore Luca Tescaroli, uno degli indagati avrebbe anche tentato di ostacolare le indagini
La procura di Prato ha inviato avvisi di garanzia alla società Eni e a nove persone (sette dirigenti di Eni e due della società appaltatrice Sergen) per l'esplosione del 9 dicembre 2024 al deposito di Calenzano (Firenze) che causò cinque morti e ingenti danni materiali. Le ipotesi di reato sono, a vario titolo, omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali. Lo ha reso noto il procuratore Luca Tescaroli, secondo cui uno degli indagati avrebbe anche tentato di ostacolare le indagini.
Tra gli indagati del gruppo, figurano i nomi del responsabile del deposito Eni di Calenzano, Luigi Collurà, della responsabile della unità di gestione operativa dei depositi del Centro Eni, Patrizia Boschetti, del responsabile per le manutenzioni ai depositi Eni, Carlo Di Perna, della responsabile del servizio di prevenzione Eni, Emanuela Proietti, Elio Ferrara e Marco Bini, tecnici del deposito di Calenzano e il responsabile del servizio esterno, Enrico Cerbino. I due tecnici della ditta esterna, Sergen, indagati dai pm di Prato sono invece Luigi Murno e Francesco Cirone.
Nelle indagini, ha spiegato il procuratore capo, sono emerse condotte di responsabilità oggettiva da parte di Eni Spa. La società "è oggetto di illecito amministrativo" anche "per la condotta di uno dei nove indagati, il quale avrebbe "tentato in qualche modo di ostacolare le indagini" sulle cause dell'esplosione creando una cartella documentale emersa più di un mese dopo l'esplosione. Nella cartella, con documenti e appunti che compaiono per la prima volta il 27 gennaio, si dà conto della richiesta di Eni a Sergen di rimuovere due valvole.
Durante una perquisizione del 31 gennaio 2025 a un tecnico la procura di Prato ha trovato una cartella con documenti e appunti, che compaiono per la prima volta con data del 27 gennaio 2025, in cui la Sergen srl avrebbe ricevuto da Eni spa delle indicazioni per fare interventi non dovuti a due valvole (la rimozione), lungo l'area in cui partì l'avaria che causò la prima esplosione seguita da altre tre (furono quattro in tutto). "Tale documentazione - ha spiegato il procuratore Tescaroli - non avrebbe dovuto esserci a valle", oltre un mese dopo "l'incidente" e il non averli scoperti "avrebbe potuto ostacolare" le indagini nella loro ricostruzione tecnica generale. Tali documenti graverebbero sul comportamento, sulla condotta penalmente rilevante, di uno dei nove indagati nella vicenda".
"Se le pompe" di carico delle autobotti al deposito Eni di Calenzano (Firenze), "fossero rimaste chiuse come dovevano dalle ore 9 alle ore 15 del 9 dicembre 2024, sarebbero andati persi circa 255.000 euro di guadagni". Lo ha evidenziato il procuratore secondo una stima realizzata nell'inchiesta sull'esplosione. Nelle ipotesi di accusa a carico di Eni spa, il procuratore capo di Prato rileva che "gli interventi di manutenzione, quel giorno, non potevano e non dovevano essere portati avanti in presenza del normale carico delle autocisterne". Tra gli elementi per cui, invece, fu continuato a pompare benzina e gasolio nelle linee di carico e proseguì il flusso di camion cisterna mentre venivano fatte attività di manutenzione accanto, viene considerato dall'inchiesta anche il vantaggio economico stimato per quella giornata in quel deposito di Calenzano.
Eni "prende atto delle informazioni di garanzia annunciate ed emesse oggi dalla Procura di Prato in relazione all'incidente al Deposito di Calenzano. Come appreso, gli avvisi hanno riguardato responsabili e operatori di aree tecnico operative della Direzione Refining Revolution and Transformation di Eni legate alle attività del deposito, esponenti della ditta fornitrice Sergen, nonché la stessa Eni SpA per la responsabilità ex Legge 231, e consentiranno il proseguo delle attività investigative anche con il coinvolgimento dei soggetti interessati". E' quanto si legge in una nota. "Eni conferma, come fatto finora - continua il cane a sei zampe - la propria piena e totale collaborazione all'autorità giudiziaria, con la volontà prioritaria di contribuire a individuare le cause e le dinamiche a esse associate all'origine dell'incidente. Eni conferma altresì il proprio impegno al risarcimento dei parenti dalle vittime dell'incidente e, con la maggiore tempestività possibile consentita dai tempi dalle attività di perizia, dei danni civili sul territorio, in avanzato stato di definizione complessivo."