Il racconto al "Corriere Fiorentino": "Ho avuto paura quando ho saputo che don Spagnesi è sieropositivo, ma non ho mai avuto rapporti sessuali con lui. Mi sembrava un tossico che metteva la tonaca"
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"Si faceva chiamare Luca e io non avevo capito che era un parroco. E' stato lui, con il suo compagno, a darmi la 'droga dello stupro' ai festini che organizzava nel suo appartamento. Ma io con lui non ho mai avuto rapporti sessuali". A parlare di don Francesco Spagnesi, ex parroco a Prato ora ai domiciliari per traffico di droga, truffa e appropriazione indebita, è un testimone che l'ha conosciuto e frequentato.
I festini - Ha raccontato tutto al "Corriere Fiorentino", spiegando di essere stato nell'appartamento di Figline di Prato in cui don Francesco e il suo compagno organizzavano i loro festini consumando droghe. "Era un periodo della mia vita molto difficile - ricorda il testimone al "Corriere" - da cui sono uscito grazie a una persona che mi vuole bene" . Dice che in quella casa ci è stato otto volte tra il 2018 e il 2019, dopo essere stato contattato su grindr, l'app di incontri della comunità gay.
Droga sì, ma niente sesso - A cercarlo era stato il compagno di don Francesco. "Loro due condividevano tutto e volevano che io andassi da loro, nell'appartamento. Piacevo al suo compagno". Quando arrivava, gli "offrivano la droga" ma "non feci sesso con nessuno di loro. Eravamo sempre e solo noi tre". Il testimone continua dicendo che "quando arrivavo, sempre dopo l'una di notte, loro erano già su di giri, mi dicevano che avevano appena iniziato a fumare la coca, ma si vedeva che non era così".
La droga dello stupro - Il testimone spiega che non era assolutamente abituato a partecipare a festini di quel genere. Ma che ha continuato ad andare perché "era un periodo molto buio e loro sono sempre stati molto gentili". Finché, una notte, è stato male perché gli avevano dato la gbl, la droga dello stupro, senza che se ne accorgesse. "Ho avuto ore di black out, mi sono spaventato molto. Non so cosa sia successo in quei momenti ma escludo che abbiano abusato di me". Dopo l'allontanamento, però, l'uomo ha ripreso i contatti con il parroco e il compagno. "Per la droga - spiega -. Quella sensazione che ti rimane sempre in testa quando fumi il crack, quel sapore. E persino la gbl, che dopo quella volta ho ripreso in altre occasioni".
Il prete stava spesso male - L'ha ripresa anche se si era sentito male, dice, perché "fa parte del gioco, abbassa la tensione". E aggiunge che "anche Francesco, il prete, si sentiva male spesso" nelle serate in cui assumeva droga. "Non la gestiva, al contrario del suo compagno che era in qualche modo sempre vigile. Lui invece era sempre più agitato. Cominciava sempre a graffiarsi da solo, soprattutto sul petto, spesso sino a far uscire il sangue. A volte perdeva completamente il controllo; una volta è completamente svenuto: l'ho messo io sotto la doccia e gli ho infilato un limone in bocca per farlo riprendere".
"Un tossico che metteva la tonaca" - Il testimone ha scoperto da solo che quell'uomo era un parroco. "Gli dicevo che la Bibbia era un libro fantascientifico e lui rideva, pareva d'accordo con me. Ma non mi pareva una persona con una doppia personalità. Mi sembrava solo un tossico che ogni tanto metteva la tonaca, soprattutto per motivi economici. Una persona debole, molto attaccata al suo compagno".
La paura dell'Hiv - L'uomo ha smesso di frequentare quei festini, spiega, quando "mi sono fidanzato con un uomo che mi vuole bene e che mi ha tirato fuori da questo tipo di vita. Loro mi hanno ricontattato molte volte, anche quest'estate. Ma io declinavo". Sapeva che altre persone frequentavano quell'appartamento e, quando è venuto a conoscenza dell'indagine, non si è spaventato. "Mi sono spaventato piuttosto quando ho sentito della sieropositività di Francesco. Io con lui non ho mai avuto rapporti sessuali. Però mi sono fatto subito il test, grazie al cielo sono negativo".