La sentenza della Corte d'assise d'appello di Firenze

Firenze, Amanda Knox calunniò Lumumba: confermata la condanna a 3 anni

L'americana, oggi 36enne, davanti alla Corte d'assise d'appello ha dichiarato prima della sentenza: "Patrick era mio amico, non l'ho calunniato". Il suo ex datore di lavoro finì in carcere da innocente per l'omicidio di Meredith Kercher

05 Giu 2024 - 12:58
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È stata confermata la condanna a tre anni (comunque già scontati) nei confronti di Amanda Knox per avere calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull'omicidio di Meredith Kercher, coinvolgendo il suo ex datore di lavoro nel delitto per il quale è stato poi prosciolto essendo risultato completamente estraneo. Lo ha deciso la Corte d'assise d'appello di Firenze. Knox ha assistito alla lettura della sentenza con accanto il marito e i suoi difensori. La condanna per calunnia era diventata definitiva, ma poi la Cassazione aveva disposto un nuovo esame delle accuse dopo che la Corte europea aveva riconosciuto la violazione del diritto di difesa.

Le dichiarazioni di Amanda Knox ai giudici

 "Non ho mai voluto calunniare Patrick (Lumumba, ndr). Lui era mio amico, si è preso cura di me e mi consolò per la perdita della mia amica (Meredith Kercher, ndr). Mi dispiace di non avercela fatta a resistere alle pressioni e che lui abbia sofferto". Queste le parole pronunciate da Amanda Knox in una dichiarazione spontanea prima che la Corte d'assise d'appello di Firenze si ritirasse in camera di consiglio. "Chiedo umilmente di dichiararmi innocente", ha concluso la 36enne americana. Di se stessa nelle ore passate in questura nei giorni dopo il delitto ha parlato come di una ventenne "spaventata e ingannata".

"Non potevo essere il testimone che volevano contro Patrick. Non sapevo chi fosse l'assassino (di Meredith Kercher - ndr)": Amanda Knox ha ribadito nelle sue dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d'assise d'appello di Firenze. L'americana, parlando in italiano e con un foglio in mano, ha ripercorso le ore passate in questura a Perugia quando venne arrestata per l'omicidio di Meredith Kercher al quale si è sempre proclamata estranea e per il quale è stata definitivamente assolta.

Ero esausta, confusa, costretta a sottomettermi", ha aggiunto. "Mi sono appartata per ricostruire la mia sanità mentale", ha continuato, riferendosi al memoriale scritto in inglese e consegnato a una ispettrice prima di essere portata in carcere. Ha spiegato di avere detto agli investigatori di non poter ripetere davanti a una Corte quanto detto la notte (interrogatori già dichiarati inutilizzabili). "Ma loro erano troppo occupati ad arrestare un uomo innocente e a dire davanti alle telecamere che il caso era chiuso", ha sottolineato.

"Ho chiesto un foglio di carta - ha proseguito - e ho scritto quel documento. L'obiettivo era ritrattare. Non stavo mentendo, ma volevo capire se le immagini confuse che avevo in testa fossero vere". Knox ha definito la notte precedente all'arresto "la peggiore della mia vita".

"Pochi giorni prima - ha ricordato - avevamo scoperto in casa la mia amica vittima di un orrendo delitto. Ero sotto shock, esausta, senza casa e lontano dalla mia famiglia. Non ero mai stata così vulnerabile". Nella dichiarazione spontanea si è soffermata sulle ore in questura. "Mi hanno dato della bugiarda - ha affermato - e si sono rifiutati di credermi. Mi hanno detto che c'erano prove che mi collegavano al delitto. Ho cercato di ricordare quello che non riuscivo a ricordare".

L'arrivo in tribunale a Firenze

 Amanda Knox è arrivata presto a palazzo di giustizia di Firenze con il marito Christopher Robinson. Nessuna dichiarazione ai giornalisti. Ha atteso l'inizio dell'udienza sui banchi della difesa parlottando con il coniuge e i suoi difensori, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati.

A Firenze si è rivista la folla di giornalisti e teleoperatori che aveva caratterizzato i processi perugini. Soprattutto cronisti e troupe inglesi e americane. Da qui piccolo incidente per Amanda Knox al suo arrivo al palazzo di giustizia di Firenze. Nella ressa di teleoperatori e fotografi che l'hanno attesa ha infatti urtato con la testa una telecamera. Per lei un piccolo bernoccolo che non le ha impedito di assistere all'udienza. "Nulla di grave" ha assicurato uno dei suoi difensori, Luca Luparia Donati.

Assente alla prima udienza, sui social, Amanda Knox aveva annunciato che sarebbe stata presente in aula per difendersi con la speranza "di scagionare" il suo "nome una volta per tutte dalle false accuse". "Il 5 giugno - ha scritto sui suoi profili online prima di arrivare in Italia - entrerò nella stessa aula del tribunale dove sono stata ricondannata per un crimine che non ho commesso, questa volta per difendermi ancora una volta". "Augurami buona fortuna. Crepi il lupo!", la conclusione del messaggio.
 

Il processo è stato celebrato dopo che la Cassazione, recependo una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo, ha annullato la condanna a tre anni rinviando il procedimento per valutare la configurabilità del reato in relazione solo al memoriale scritto dall'americana la mattina del 6 novembre del 2007.

Per il reato di calunnia Amanda Knox venne condannata dalla Corte d'appello di Firenze a 3 anni di reclusione, comunque già scontati durante la carcerazione preventiva per l'omicidio di Meredith, accusa per la quale è stata definitivamente assolta insieme a Raffaele Sollecito, suo fidanzato dell'epoca. Per il delitto l'unico a essere condannato a 16 anni di carcere con rito abbreviato fu Rudy Guede.

Patrick Lumumba, invece, in quella prima fase dell'indagine rimase in carcere per 14 giorni, poi venne scagionato. La Cassazione ha successivamente annullato la condanna a 3 anni rinviando il procedimento per valutare la configurabilità del reato in relazione solo al memoriale scritto dalla statunitense la mattina del 6 novembre del 2007.

Il procuratore generale Ettore Squillace Greco aveva chiesto la conferma della condanna a 3 anni. Richiesta alla quale si era associato anche il difensore di Lumumba, l'avvocato Carlo Pacelli, secondo il quale Knox calunniò quello che all'epoca era anche il suo datore di lavoro per sviare le indagini su di lei. I legali della statunitense, invece, avevano chiesto l'assoluzione della loro assistita perché sia lei che Lumumba, che aveva prodotto 12 testimoni che potevano scagionarlo immediatamente, sarebbero stati vittime di un grave errore giudiziario.

A sette mesi dall'accoglimento del ricorso contro la condanna di reclusione a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, dunque, Amanda Knox è tornata davanti alla Corte d'Assise d'Appello a Firenze nel processo celebrato a porte chiuse, con divieto di riprese audio e video.

L'americana attualmente vive a Seattle con marito e due figli piccoli.

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