I liceali, tutti minorenni all'epoca dei fatti, rischiano da uno a 4 anni di reclusione
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Hanno usato un "trojan" per ritoccare i registri elettronici dei professori della loro scuola, a Grosseto, cancellando le proprie assenze. Dopo essere stati smascherati dalla Polizia postale 10 liceali, tutti minorenni all'epoca dei fatti, rischiano da uno a 4 anni di reclusione per hackeraggio. A carico degli studenti, scrive il Tirreno, ci sono le accuse di accesso abusivo a sistemi informatici, falsità in atti pubblici, danneggiamento di banche dati.
Pena dimezzata - Il "trojan" è un dispositivo usato anche per le intercettazioni e i ragazzi lo hanno usato per violare i computer dei professori ma la "bravata" rischia di costare loro molto cara. Essendo minorenni all'epoca dei fatti, la pena in cui rischiano di incappare è dimezzata rispetto a quella normalmente riservata i reati di hackeraggio.
I capi di imputazione - Il pm della procura presso il tribunale dei minori di Firenze, Filippo Focardi, ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini ai 10 studenti imputati, a vario titolo, di accesso abusivo a sistemi informatici, falsità materiale in atti pubblici, danneggiamento di banche dati dello Stato. Tra loro c'è anche una ragazza.
Denuncia partita dal preside - Secondo quanto ricostruito dalla polizia postale, i ragazzi erano riusciti a visualizzare le password sui computer dei professori. Gli altri amici, tra gli indagati, hanno chiesto di cancellare le assenze non giustificate prima che partisse la segnalazione ai genitori. Qualcuno di loro pare fosse anche a rischio bocciatura. Alla fine è stato il preside ad accorgersi dell'intrusione a fine marzo 2019 e quindi a far partire l'indagine. La polizia postale li ha interrogati tutti arrivando a distinguere chi ha hackerato il computer della scuola e chi ha "solo" usufruito dell'accesso illegale al registro dei professori.