LA RABBIA DELLA FAMIGLIA DELLA VITTIMA

Morì per sfuggire a uno stupro, uno dei condannati stava per essere premiato dal Coni | Dietrofront dopo le polemiche

Ad Alessandro Albertoni, riconosciuto colpevole di tentata violenza sessuale ai danni di Martina Rossi, doveva essere conferita la benemerenza per meriti sportivi, ritirata dopo lo stupore della famiglia della vittima

08 Set 2022 - 13:48

Martina Rossi morì nel 2011, all'età di 20 anni, dopo essere precipitata dal balcone di un albergo a Palma di Maiorca, in Spagna. La lunga battaglia giudiziaria durata 10 anni ha accertato che la studentessa genovese era caduta dal terrazzo per sfuggire a un tentativo di violenza sessuale. Alessandro Albertoni, uno dei due condannati in via definitiva per il tentato stupro, stava per essere premiato dal Coni: il suo nome figurava infatti nell'elenco delle benemerenze per meriti sportivi che verranno conferite sabato 10 settembre ad Arezzo. Dopo lo stupore della famiglia e le polemiche, il Coni ha fatto dietrofront e ha disposto la revoca dell'onorificenza.

Premio risalente al 2020 - Albertoni, aretino, è stato condannato insieme a Luca Vanneschi nell'ottobre 2021 a tre anni di reclusione per tentata violenza sessuale nei confronti della studentessa genovese. Come spiegato dalla sezione provinciale del Coni, il riconoscimento gli era stato attribuito nel 2020 - prima della sentenza definitiva della Cassazione -, ma la cerimonia di consegna era slittata al 10 settembre di quest'anno a causa della pandemia di Covid-19.

La revoca - Come riporta il Corriere della Sera, il Coni - appresa la notizia - gli ha revocato il premio, che è frutto di un automatismo per tutti i vincitori dei campionati italiani. Albertoni aveva infatti conquistato il titolo nel motocross.

Morte di Martina Rossi, la vicenda

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La rabbia della famiglia di Martina - Prima della revoca, la famiglia di Martina Rossi aveva contestato quel premio. "La cosa ha stupito Bruno e Franca, genitori di Martina", aveva spiegato l'avvocato Luca Fanfani, che li ha assistiti come parte civile al processo. "Peraltro Albertoni ha una pena ancora interamente da espiare e nessun segno di resipiscenza in ben 11 anni. Ci chiediamo come si può ricevere una benemerenza da parte niente meno che del Coni per pregressi meriti sportivi. Il tutto alla presenza delle massime autorità locali nella sala dei Grandi della Provincia. Sinceramente non abbiamo parole", aveva aggiunto. Ora il dietrofront del Coni.

La vicenda - Il 3 agosto 2011, di ritorno da una serata in discoteca, Martina Rossi perse la vita cadendo dal sesto piano dell'hotel Santa Ana a Palma di Maiorca, dove si trovava in vacanza con le amiche. La tesi dell'accusa, confermata dalla sentenza definitiva della Cassazione, è che quella notte la studentessa genovese salì nella stanza 609, occupata da Albertoni e Vanneschi, e poi all'alba precipitò dal balcone per sfuggire a un tentativo di stupro.

La battaglia legale - La condanna arrivò al termine di un iter convulso. In Spagna la vicenda fu archiviata come suicidio, ma la tenacia dei genitori di Martina portò alla riapertura del caso in Italia. In primo grado, il tribunale di Arezzo riconobbe colpevoli entrambi gli imputati, che tuttavia vennero assolti in Appello a Firenze. Questo verdetto fu poi annullato dalla Cassazione. Nell'Appello bis arrivò la condanna a 3 anni per tentato stupro, confermata in via definitiva dalla Suprema Corte nell'ottobre 2021.
 

L'affido in prova - Albertoni e Vanneschi hanno chiesto di scontare la pena ai servizi sociali anziché in carcere. Ma, come spiega il Corriere della Sera, il gran numero di richieste sul tavolo del giudice di sorveglianza di Firenze ha fatto sì che a distanza di un anno non ci sia stato ancora il tempo per rispondere alla domanda e procedere con l'affido in prova.

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