L'accusa aveva chiesto una pena a sette anni. Assieme alla 32enne è stato condannato anche il marito, a un anno e otto mesi per aver affermato di essere il padre del bimbo
Il Tribunale di Prato ha condannato a sei anni e sei mesi la 32enne accusata di violenza sessuale nei confronti di un minorenne cui dava ripetizioni private e dal quale ha avuto un figlio circa due anni fa. L'accusa aveva chiesto una condanna a sette anni. Con la donna era a processo anche il marito, accusato di falsa attestazione di stato per aver affermato di essere il padre del bimbo e al quale è stata inflitta una pena di un anno e otto mesi.
Il ragazzino, oggi sedicenne, all'epoca dei fatti contestati, secondo gli inquirenti, non aveva ancora compiuto 14 anni. I pm avevano chiesto due anni per il marito della 32enne, al quale invece sono state riconosciute le attenuanti considerandolo la "seconda vittima" della moglie dopo il ragazzino.
Durante il processo, la difesa della donna aveva chiesto l'assoluzione per tutti i capi di imputazione. Ora il legale attende il deposito delle motivazioni della sentenza e poi ricorrerà in appello.
L'indagine era stata avviata nei primi giorni di marzo 2019, in seguito alla denuncia presentata dai genitori del ragazzo a cui la donna aveva dato in passato ripetizioni private. Ai genitori il ragazzino aveva raccontato della relazione con la donna e di essere il padre del neonato che la sua insegnante, già madre di un altro bambino, aveva partorito pochi mesi prima.
La paternità dell'adolescente venne successivamente provata dal test del Dna, effettuato sul neonato con il consenso dell'indagata. Il 27 marzo dello stesso anno la donna era finita agli arresti domiciliari, disposti dal gip del tribunale di Prato, su richiesta della procura, per rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Misura revocata solo recentemente.
Stando alle testimonianze di quanti conoscevano la donna e alle chat estrapolate dai cellulari, la trentenne, che si era offerta di dare ripetizioni al minore per l'esame di terza media, avrebbe esercitato pressioni e ricatti sull'adolescente perché non interrompesse la loro relazione.