Intervistata a "Porta a Porta", la donna ricostruisce i momenti del presunto stupro
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Si erano rivolte ai carabinieri perché non riuscivano a trovare un taxi e loro si offrirono di portarle a casa. La 21enne statunitense, che insieme a un'amica di 19 anni, accusa due militari di violenza sessuale, ricostrusce in tv il presunto stupro a Firenze, dove abitavano, la notte del 7 settembre. "Mi ha fatto fare cose che non volevo fare - racconta la giovane - ci sono voluti circa 20 minuti prima di riuscire ad entrare in casa".
Una volta arrivati a casa, ha detto la 21enne a "Porta a Porta", "loro si sono offerti di continuare ad aiutarci", e "dopo aver detto grazie mille, abbiamo cercato di andarcene". Uno dei due "mi ha chiesto di baciarlo e, anche se ho detto di no, lo ha fatto lo stesso", sul pianerottolo di casa. Non dice se è stato violento nei suoi confronti, ma le ha fatto fare cose che non voleva fare, "ci sono voluti circa 20 minuti" prima di riuscire ad entrare in casa. Dopo, ha afferrato la sua amica e l'ha "trascinata" nell'appartamento, "lei piangeva".
"Sono scappata prima che loro potessero dire qualcosa - aggiunge - ho chiuso la porta a chiave". A quel punto "sono andata dalle mie amiche e ho chiamato mio padre in America", lui ha detto di chiedere aiuto e lei lo ha chiesto "al numero di emergenza della scuola". Ritornerà in Italia? "Amo l'Italia, non incolpo il Paese, tornerò non appena sarà fatta giustizia".