TRA PIAN DEI FIACCONI E PUNTA PENIA

Crolla un seracco di ghiaccio sulla Marmolada: 6 morti, oltre 10 feriti e 15 dispersi | Gli inquirenti: "Una carneficina"

Ci sono otto feriti. Chiuso il ghiacciaio, che ha raggiunto oggi la temperatura più calda della stagione: 10,3 gradi centigradi. Allontanati anche i soccorritori. Il cordoglio di Draghi

03 Lug 2022 - 22:15

Sei persone sono morte sulla Marmolada, uccise nel crollo di un seracco di ghiaccio. C'è inoltre una decina di feriti, di cui almeno due in gravi condizioni, e 15 dispersi. Sull'area della valanga non è più operativo il personale di soccorso per l'elevato pericolo di ulteriori distacchi. La Marmolada è stata interdetta al pubblico. In giornata la vetta del ghiacciaio ha registrato la temperatura più alta di questa stagione: 10,3 gradi centigradi, alle ore 14. Secondo gli inquirenti si tratta di "un disastro inimmaginabile, una carneficina".

I feriti sono stati ricoverati in più ospedali. Diciotto persone sono state fatte evacuare dalla cima di Punta Rocca e sono state fatte rientrare tutte quelle che si trovavano più in basso. Il distacco sarebbe avvenuto nel tratto tra Pian dei Fiacconi e Punta Penia, lungo la via normale che porta in vetta. Sono state emanate ordinanze di divieto d accesso e percorrenza dell'area interessata dalla valanga congiuntamente dai Comuni di Canazei e Rocca Pietore, fino a quando non sarà accertata la natura del distacco con gli opportuni rilievi glaciologici e geologici. 

Marmolada, crolla un seracco di ghiaccio: ci sono vittime

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"Mai vista una cosa del genere" - "Non ho mai visto una cosa del genere in Marmolada. Non è la solita valanga invernale, grado due, grado tre: è la natura. Se volessimo fare un paragone con l'edilizia potremmo parlare di un cedimento strutturale". Lo ha detto uno dei soccorritori impegnati nel recupero delle vittime e dei feriti.

Valanga a 300 km orari, detriti su un fronte di 2 km - I tecnici del Soccorso alpino hanno accertato che la massa di materiale staccatosi dal ghiacciaio della Marmolada è scesa a una velocità di 300 chilometri orari. Una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna: si tratta di un fronte di ghiaccio di 200 metri, con un'altezza di 60 metri e una profondità di 80. Se si volesse fare un termine di paragone, hanno osservato gli esperti, si tratta dell'equivalente di due campi di calcio colmi di ghiaccio. Il tutto esposto a 45 gradi di pendenza.

"Una carneficina" - Secondo gli inquirenti, la valanga è "un disastro inimmaginabile, una carneficina tale che solo difficilmente ci permetterà di identificare con esattezza l'identità delle vittime perché i corpi sono stati smembrati" dalla colata di ghiaccio e sassi. La valanga ha travolto due cordate da sei alpinisti. Tra le vittime ci sarebbero anche le guide. I soccorritori sperano ora in un abbassamento delle temperature di notte per poter riprendere la mattina presto le ricerche.

Un testimone: "Un boato poi la valanga" - "Abbiamo sentito un rumore forte, tipico di una frana, poi abbiamo visto scendere a forte velocità a valle una specie di valanga composta da neve e ghiaccio e da lì ho capito che qualcosa di grave era successo. Col binocolo da qui si vede la rottura del serracco, ed è probabile che si stacchi ancora qualcosa", ha riferito uno dei responsabili del Rifugio Castiglioni Marmolada, testimone del crollo.

Gruppi portati a valle - Gruppi di persone sono stati accompagnanti a valle dai soccorritori dopo il crollo, Fino ad ora gli elicotteri hanno portato in quota personale del Soccorso alpino e Unità cinofile da tutto il Trentino per fare una bonifica della valanga. La situazione è pericolosa perché c'è il rischio di ulteriori crolli. Un elicottero è stato attrezzato con la campana Recco, un'apparecchiatura che permette di ricercare chiunque sia in difficoltà in zone aperte.

Il cambiamento climatico - "Il cambiamento climatico, con temperature che negli ultimi giorni hanno raggiunto i 10 gradi a 3mila metri è un nemico oscuro contro cui combattere. In montagna stiamo purtroppo vedendo gli effetti più disastrosi". Lo ha detto il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, parlando della valanga. "Confidiamo nel miracolo e soprattutto nelle capacità e nelle competenze di tutti coloro che stanno operando in Marmolada affinché il bilancio finale sia il meno negativo possibile". 

La giornata più calda - E' stato proprio oggi che la vetta della Marmolada ha registrato la temperatura più alta di questa stagione: 10,3 gradi centigradi, alle ore 14, subito dopo il distacco del seracco. E' esattamente qui, a 3.250 metri d'altezza, che si trovano le centraline meteo dell'Arpav, l'agenzia ambientale regionale. Già alle ore 11, il termometro segnava 10 gradi, valore rimasto stabile nelle tre ore successive. La notte scorsa la minima era rimasta sopra i 5 gradi. Anche la giornata di sabato sul massiccio veneto-trentino era stata molto calda per queste quote, con una massima di 8,7 gradi. 

Il cordoglio di Draghi - "Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime il più profondo cordoglio per le vittime del terribile crollo sulla Marmolada. Il governo è vicino alle loro famiglie e a tutti i feriti. Il presidente Draghi è costantemente informato sull'andamento dei soccorsi dal capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, dal soccorso alpino, dai vigili del fuoco, dalle autorità locali, che ringrazia per il loro incessante lavoro". Lo rende noto Palazzo Chigi. 

Aperto fascicolo per disastro - La procura di Trento intanto ha aperto un fascicolo sul crollo. Disastro colposo è il reato ipotizzato, al momento a carico di ignoti. Ad occuparsi delle indagini, con il procuratore Sandro Raimondi, è il pm Antonella Nazzaro.

"Un boato, poi un fiume di ghiaccio e roccia" - Le espressioni allibite dei soccorritori dicono tutto: la cima della Marmolada non esiste più. Un ghiacciaio che era lì da centinaia di anni. I testimoni hanno raccontato di un boato assordante e di "una specie di fiume di neve, ghiaccio e roccia che travolge tutto". Nessuno, a memoria d'uomo, ricorda una tragedia simile sulla Regina delle Dolomiti.

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