Secondo i militari almeno 14 persone, tra cui la 31enne scomparsa, hanno subito vessazioni dai due superiori
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Per il caso di Sara Pedri, la ginecologa 31enne di Forlì scomparsa da Trento il 4 marzo, i carabinieri del Nas ipotizzano il reato di maltrattamenti e hanno chiesto, con una informativa alla Procura, di iscrivere nel registro degli indagati l'ex primario Saverio Tateo e la vice Liliana Mereu. Secondo i militari, sarebbero 14 le persone, tra medici e infermieri, compresa Sara Pedri, che avrebbero subito demansionamenti e maltrattamenti sul lavoro.
Il clima di tensione nel reparto La decisione spetta ora alla magistratura. La commissione interna all'Azienda sanitaria aveva effettuato 110 audizioni riscontrando "fatti oggettivi e una situazione critica nel reparto" anche se l'ex primario, attraverso i suoi legali, ha parlato di menzogne ed illazioni e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti.
Nel reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato e dalla famiglia di Sara Pedri, il clima per il personale non sarebbe stato facile, con presunte pressioni e umiliazioni. Un clima, secondo la famiglia Pedri, forse all'origine della scomparsa della donna.
"Un'esperienza che mi ha generato un profondo stato di ansia" "L'esperienza a Trento doveva essere formativa ma purtroppo ha generato in me un profondo stato d'ansia a causa della quale sono completamente bloccata", aveva scritto la ginecologa in una lettera trovata dai carabinieri nell'abitazione della dottoressa a Cles.
70 ostetriche hanno parlato di "gravi vessazioni subite" Inoltre 70 ostetriche della sala parto e del reparto di ostetricia dell'ospedale Santa Chiara avevano scritto una lettera al direttore sanitario dell'Azienda sanitaria di Trento, Antonio Ferro, chiedendo di essere ascoltate sul clima lavorativo "di gravi tensioni, intimidazioni e vessazioni".