Lo zoologo a "Quarta Repubblica": "L'animale non ci vede come una preda, ma come un pericolo"
Mercoledì 5 aprile il runner Andrea Papi è stato ucciso da un orso sui sentieri del monte Pellier in Trentino. La provincia di Trento ha decretato la morte dell'orso, già responsabile dell'aggressione ad Alessandro Cicolini, avvenuta lo scorso 5 marzo. Secondo gli esperti però la convivenza col mammifero è possibile e "l'animale non ci vedrebbe come una preda, ma come un pericolo". Lo spiega Bruno Cignini, zoologo dell'Università di Tor Vergata, che a "Quarta Repubblica" illustra le regole da seguire quando si incontra un orso.
Le regole - È importante sapere che l'orso aggredisce l'uomo quando si sente in pericolo, per questo motivo ci sarebbero tutta una serie di atteggiamenti che salverebbero la vita all'essere umano. "La prima cosa da fare è informare e sensibilizzare la cittadinanza sul fatto che esistono degli orsi in certe zone così come si fa negli Stati Uniti o in Canada", spiega l'esperto Cignini.
Lo zoologo spiega, inoltre, che l'orso ha un odorato molto sviluppato, sentirebbe la presenza dell'uomo da molto lontano e spesso tenterebbe di non farsi vedere per allontanarsi in tranquillità. Potrebbe accadere, però, di avvicinarsi troppo all'animale che di conseguenza potrebbe tentare una "finta aggressione". "Potrebbe alzarsi addirittura in piedi - illustra l'esperto - ma non lo farebbe per essere aggressivo, solo per vedere meglio. Potrebbe avvicinarsi per poi tornare indietro perché nel 99% dei casi non attacca".
L'aggressione al runner - L'esperto poi ipotizza l'incontro con il runner Andrea Papi e considera: "Lì probabilmente è accaduta una disgrazia". "Probabilmente, visto che il runner correva, i due sono entrati in contatto e l'orso in quel caso avrà provato a difendersi. Magari ha reagito con una zampata, che in genere non è subito mortale, ma ricordiamo che ha cinque artigli, affilati come lame, e la zampa è molto potente".