"Il suo gregge era tenuto alla perfezione, la conoscevo": così, ricordando l'attivista etiope uccisa da un suo dipendente, afferma la giovane, per la quale la pastorizia è una passione di famiglia
"La conoscevo e vedo che il suo gregge era tenuto alla perfezione". Così Beatrice Zott, 20 anni di Pergine Valsugana (Trento) parla a L'Adige della sua nuova esperienza con le 80 caprette che appartenevano a Agitu Ideo Gudeta, la 42enne etiope che da tempo viveva in Trentino ed era simbolo di integrazione, uccisa in casa da un dipendente della sua azienda agricola.
A vent'anni Beatrice Zott ha alle spalle una grande esperienza nella pastorizia: due anni fa ha trascorso una stagione in Valle d’Aosta, per apprendere i segreti del mestiere fuori dalla sua valle e dal Trentino, come riferisce L'Adige. Negli ultimi due anni, poi, ha gestito, a malga Pletzn-Perg, il grande gregge che durante l’estate alpeggia al maso Pletzn.
In Valle dei Mocheni, dove Agitu Gudeta aveva la sua azienda agricola, le due si conoscevano. Così Beatrice Zott ha deciso di non lasciare sole quelle 80 caprette che l'attivista etiope curava e temporaneamente le ha adottate, in attesa di conoscere le volontà dei famigliari dell'etiope sull'azienda e il suo gregge.
Intanto, la ventenne, due volte al giorno, sale nella stalla di Fierozzo e prepara il fieno per quegli esemplari rimasti senza la loro pastora. "La conoscevo - ricorda a L'Adige. - Ha sempre fatto un ottimo lavoro gestendo il gregge da sola, anche senza l’aiuto di un cane, e gli animali si vede che sono sempre stati curati al meglio. Ammiro le persone che fanno questo tipo di lavoro".
© Carabinieri | Adams Suleiman
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