DI ORIGINI ARGENTINE

Truffa da 30 milioni di euro, arrestato monsignore in partenza per le Canarie

L'alto prelato 64enne di origini argentine, fermato a Genova dalla Gdf di Bolzano, è accusato di aver raggirato 300 persone

11 Feb 2016 - 09:00

      
   
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Monsignor Patrizio Benvenuti, alto prelato 64enne di origini argentine, è stato arrestato dalla guardia di finanza di Bolzano. E' accusato di una truffa da 30 milioni di euro ai danni di quasi 300 persone, prevalentemente residenti all'estero e per lo più in età avanzata. I soldi versati al sacerdote, destinati alla sua fondazione umanitaria Kepha, finivano in un articolato meccanismo di riciclaggio tra persone, società estere e italiane.

Truffa da 30 milioni di euro, arrestato monsignore in partenza per le Canarie

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© ansa  | Monsignor Patrizio Benvenuti
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© ansa | Monsignor Patrizio Benvenuti

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Sequestrata lussuosa villa del '400 a Piombino - La Gdf ha sequestrato in via preventiva una lussuosa dimora del Quattrocento a Piombino, Villa Vittoria (valore 8 milioni di euro), e un grande sito archeologico a Selinunte (valore 850mila euro). Sigilli anche per un edificio a Poggio Catino, in provincia di Rieti (valore di 530mila euro) e altri immobili e terreni a Poppi, ad Arezzo (valore di 670mila euro).

Nel mandato di arresto europeo è stato richiesto il sequestro anche di una villa considerevole in Corsica. E' stato infine sottoposto a sequestro il sito web della Fondazione Kepha Onlus.

Con mandato di cattura internazionale è ricercato l'affarista francese, Christian Ventisette, di 54 anni, stretto collaboratore del monsignore.

Monsignore stava partendo per le Canarie - L'alto prelato è stato arrestato a Genova, da dove l'alto prelato stava partendo alle Isole Canarie, dove risiede. Secondo gli inquirenti, oltre a Benvenuti e Ventisette, della associazione facevano parte altre nove persone che a vario titolo collaboravano alla presunta attività illecita.

Truffa in Italia e all'estero - Le indagini dell'operazione denominata "Opus", condotte dalle Fiamme gialle altoatesine, su direzione della procura di Bolzano, hanno fatto constatare come il monsignore e l'affarista fossero stati "promotori e organizzatori di un'associazione a delinquere, attiva sul territorio nazionale ed estero, finalizzata alla commissione di svariati e ripetuti reati di truffa, riciclaggio e tributari, coinvolgendo persone e società collocate in Francia, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Stati Uniti e Italia".

Inchiesta partita da una suora - L'inchiesta è partita dalla segnalazione di una suora, ex collaboratrice del prelato. La religiosa aveva, infatti, ricevuto presso la propria abitazione in Alto Adige documenti bancari e non, riferiti ad un trust e una società di capitali, entrambi denominati Opus che, evidenziavano movimentazioni di denaro per centinaia di migliaia di euro e delle quali non sapeva darsi una spiegazione, ma che erano in ogni caso a lei riconducibili.

La religiosa, infatti, aveva poi raccontato ai militari della Guardia di finanza che, spinta dalla fiducia che riponeva nell' ecclesiastico, quando lavorava con lui a Roma, aveva firmato alcuni contratti costitutivi, divenendo, tra l'altro, rappresentante legale della Opus nella sede in Alto Adige, rimanendo così coinvolta nel procedimento fallimentare della società Kepha Invest in Belgio.

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