Una pausa di tre ore e mezza durante i giorni più caldi dell'estate per la tutela della salute. Il provvedimento nato dopo la morte per afa di un lavoratore extracomunitario nel 2015
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Le temperature troppo elevate mettono a repentaglio la sicurezza dei braccianti. Per evitare danni e rischi alla salute, a Nardò, in provincia di Lecce, il sindaco, Pippi Mellone, ha firmato un'ordinanza che vieta di lavorare nei campi tra le 12:30 e le 16. Il provvedimento, applicato già negli scorsi anni, interessa i “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” (12 ore) e vale per i giorni da bollino rosso e ad alto “rischio”.
L’ordinanza "Anti-caldo" nasce nel 2016, dopo la morte nel luglio 2015 di un lavoratore extracomunitario impegnato nei campi a temperature elevatissime. In estate, sul territorio neretino, l’attività agricola e la raccolta delle angurie e degli ortaggi fanno registrare un significativo aumento del numero dei braccianti - non solo extracomunitari - impiegati nei campi e il provvedimento vuole quindi tutelare la salute di chi è maggiormente soggetto al caldo, spesso nelle ore centrali della giornata.
Il divieto di lavorare nei campi, circoscritto alle tre ore e mezza, non pregiudica la normale giornata lavorativa né delle aziende né dei singoli dipendenti, viste le tante ore di luce naturale dei mesi estivi.
Come lo scorso anno, il mancato adempimento dell’obbligo viene punito con la sanzione amministrativa pecuniaria di 500 euro e gli effetti dureranno fino al 31 agosto.
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Dopo vari ricorsi da parte delle imprese agricole, l'ordinanza è risultata pienamente legittima dal punto di vista giuridico. Negli anni è diventata un modello anche per altre realtà critiche sul fronte dell’impiego dei braccianti in agricoltura ed è materia di studio all'Università del Salento.